Le Memorie Angelino dell'Angelo


Grazie don Luigi Corrini .

Ripercorriamo i festeggiamenti a DON LUIGI CORRINI per il 50° di sacerdozioe per i 28 anni al servizio della Comunità Parrocchiale Verolese

50° ... e un saluto

Ispirato all'inserto allegato a: "L'Angelo di Verola" Anno XXVIII - n° 9  2003
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Sommario

 

- Introduzione (Don G. Gritti)

- Grazie (Mons. L. Corrini)

- La celebrazione con Mons. Foresti

- L'Omelia di Mons. Bruno Foresti

- Il concerto della cappella di S. Maria Maggiore

- La concelebrazione con Mons. Giulio Sanguineti

- Il saluto del Consiglio Pastorale Parrocchiale

- Conferimento della cittadinanza onoraria al Prevosto

- Mons. Luigi Corrini, in risposta al Sindaco

- Breve Fotocronaca

 

 

 


Introduzione

di don Giovanni*

Mi è stata chiesta una pagina introduttiva a questa parte del bollettino che parla di quanto s’è fatto in giugno.

Si tratta di cronaca parrocchiale particolarissima, snodatasi attraverso un programma di iniziative che, a prima vista, poteva sembrare fin troppo nutrito. L’insieme di eventi che venivano celebrati ci è parso lo giustificasse: non si trattava "soltanto" di rendere grazie al Signore, insieme a don Luigi, per il suo giubileo sacerdotale - la "Messa d’oro", come si usa dire seguendo il classico gergo "metallico" (che non è lo stesso di "metallaro": uno stile che indica anche un determinato modo di fare musica, non certo in linea con i gusti del Nostro) - e di condividere la sua invocazione di misericordia e di ulteriore Grazia da parte dello Spirito del Signore; c’era anche il saluto al pastore che, dopo quasi ventotto anni si accingeva a lasciare la Comunità parrocchiale.

Se il 14 giugno, giorno della ricorrenza del cinquantesimo di ordinazione sacerdotale, è stato segnato esclusivamente dalla celebrazione di quell’evento (l’Eucaristia, con l’omelia di mons. Bruno Foresti, e il concerto della "Cappella musicale della Basilica di S. Maria Maggiore in Bergamo"), quanto s’è fatto a partire dalla domenica successiva (Messe a s. Rocco e alla Breda, concerto della nostra "Stella Polare") e nella settimana che le è seguita si è tinto dell’inevitabile velo della malinconia poiché, accanto al rendimento di grazie, sempre presente, per i cinquant’anni di vita sacerdotale, si era fatto prevalente il motivo del saluto e del congedo: all’Oratorio, con la Messa dei ragazzi il giorno dell’Ascensione (1 giugno); ai defunti, con quella che, nelle previsioni, doveva essere l’ultima Messa di don Luigi al cimitero; alle realtà vive della Parrocchia, nell’incontro di preghiera di venerdì 20; alla Rappresentanza civile della comunità, nella cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria, il mattino del 22; a tutta la comunità nelle celebrazioni di sabato sera (la concelebrazione presieduta dal Vescovo, e il concerto di alto livello dell’ensemble "Santomio" di Verona) e di domenica 22: le due Messe solenni, la processione del Corpus Domini, per concludere con la bella serata in Oratorio, curata da don Valentino e dai nostri giovani.

L’annuncio, dato dal Vescovo, di aver chiesto a don Luigi di fermarsi, per ovvi motivi di necessità pastorale, qualche mese oltre il termine che a suo tempo gli era stato fissato, ha fatto in modo che le celebrazioni risentissero molto meno di quel clima di emotività che diversamente sarebbe stato inevitabile. Ai motivi di ringraziamento già espressi a don Luigi, va aggiunto anche quello di aver aderito a tale richiesta del Vescovo, per il bene della Parrocchia.

Questo prolungamento fa in modo che ai "quasi 28 anni di servizio pastorale" venga tolto quel "quasi": con la non prevista appendice estiva, gli anni di parrocchiato di don Luigi a Verola stanno diventando 28 tondi tondi.

È doveroso ricordare le tante persone che hanno lavorato per realizzare questi momenti di incontro, vari e di vario tipo: le celebrazioni, i momenti di preghiera, i tre concerti, l’accoglienza (anche culinaria) ai gruppi musicali e a coloro che erano stati invitati alle celebrazioni, la serata finale in Oratorio, i due ultimi numeri de "L’Angelo di Verola", pubblicati sotto la responsabilità di don Luigi: quello che state leggendo e l’edizione speciale di giugno. Mi sono limitato a "ricordare", stilando un elenco fors’anche sommario; non è per maleducazione che non aggiungo la parola "grazie": per quanto sia bello ringraziare, si tratta di cosa che, fatta da me, costituirebbe atto di arroganza; ne lascio il piacere a chi ne ha diritto.

Il programma di questi festeggiamenti è stato elaborato da un comitato nel corso di alcuni incontri (innaffiati con un po’ di brut di Franciacorta) svoltisi a partire da febbraio; esso è stato poi presentato agli animatori delle Diaconie, vista la difficoltà di convocare il Consiglio Pastorale ad insaputa di don Luigi, e, infine, nel corso di un fraterno ritrovo in quel di Coccaglio, al diretto interessato. Ebbene, tra le persone da ricordare, c’è don GiamPaolo che del comitato è stato l’anima, e della macchina organizzativa, il punto di riferimento, oltre che diretto estensore dell’incontro di preghiera con i gruppi della Parrocchia il venerdì 20. Non ha potuto partecipare che alla celebrazione eucaristica del 14, ma la sua presenza è stata un ricordo costante, poiché alla preghiera della comunità per il suo pastore, ha unito la sua, preziosissima: la dura esperienza della croce, il cui sacrificio in ogni Eucaristia, attraverso il sacerdote, viene ripresentato e reso contemporaneo a chi vi partecipa.

Poiché la vita di un sacerdote è tutta orientata all’Eucaristia, non si poteva scegliere, per concludere i festeggiamenti, giorno migliore di quello del Corpus Domini. Corpo immolato, Vita donata: così dev’essere la vita del prete e quella di ogni cristiano. L’esperienza della sofferenza, offerta in unione a quella di Gesù crocifisso, è uno dei modi più alti per rendere la propria vita sacrificio eucaristico: vale per tutti; ma qui, in particolare, penso a don Luigi e a don Giampaolo. A lui l’augurio fraterno e la preghiera per un progressivo ristabilimento, affinché possa aiutare il don Luigi che arriva a ricevere e a non lasciare dispersa l’eredità del don Luigi che parte.

Probabilmente, Verola non si rende del tutto conto di chi perde, anche perché il vuoto causato dalla partenza di una persona che molto ha significato per una comunità lo si avverte dopo. Ho motivo di sperare - ed è un bene per la nostra Parrocchia - che non si farà a tempo a percepire questo vuoto: è bello poter pensare che di don Luigi Corrini la Comunità parrocchiale conserverà il grato ricordo, ma non l’amaro rimpianto.

Consentitemi una nota personale. Nel corso delle celebrazioni di giugno, posso aver dato l’impressione di un eccessivo e inopportuno presenzialismo: se qualcuno ne è stato turbato, me ne scuso. Il fatto che fossi via da Verola solo da pochi mesi, dopo quasi vent’anni qui condivisi con don Luigi, non mi ha consentito di comportarmi come un semplice "invitato", ma mi ha fatto sentire nel dovere – diritto di esercitare un ruolo attivo tanto nella preparazione che nella conduzione delle celebrazioni. Oltretutto, di questa presenza costante ero stato richiesto più volte, con affetto, da don Luigi stesso. Il fatto che mi sia trovato davanti al microfono più volte di quanto fosse stato programmato è dovuto a richieste e sollecitazioni che mi sono state rivolte, a volte anche sul momento. Comunque, è stato bello per me rivedere tanti volti, la nostra ancor più splendida Basilica e tornare ad essere, seppur per poco, verolese. Per quanto concerne l’affetto e la simpatia dimostrati a me in tale occasione, dico volentieri quel "grazie".

Le pagine che seguono documentano alcuni dei momenti e degli appuntamenti che ho ricordato. Insieme alle migliaia di pagine dell’ "Angelo" finora stampate, documentano la quasi trentennale parabola del servizio pastorale di don Luigi che ora giunge al suo punto d’arrivo.

Buona lettura.

  • Don Giovanni Gritti - Parroco di Coccaglio e già Direttore dell’Oratorio di Verolanuova per circa vent’anni, ha offerto la sua generosa e preziosa collaborazione per la stesura degli inserti dell’Angelo relativi al Giubileo sacerdotale del nostro Prevosto Mons. Luigi Corrini ed al saluto rivoltogli prima di lasciare la nostra parrocchia per raggiunti limiti di età. A lui il più vivo caloroso "Grazie" de "L’Angelo di Verola".

 

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Grazie

di Mons. L. Corrini

Le quattro pagine che don Giovanni, con il suo stile analitico - discorsivo, ha dedicato all'introduzione dell’inserto speciale per le celebrazioni del mio giubileo sacerdotale, descrivono i motivi del "grazie".

Non meritavo tanta attenzione e i segni di affetto che mi avete manifestato.

Sono ancora a disagio nell’aver constatato il grande impegno del "comitato" che ha operato, prima in "clandestinità", poi con dedizione straordinaria nella realizzazione dell’intero programma.

Mi avete procurato giorni di grandi emozioni.

Il mio grazie al Signore che a dispetto delle mie infedeltà ha continuato ad offrirmi fiducia nel corso dei cinquant’anni della mia vita sacerdotale.

Grazie ai Vescovi che hanno voluto presenziare alle celebrazioni; grazie ai sacerdoti che con la loro presenza mi hanno manifestato fraterna amicizia.

Grazie alle autorità civili che hanno voluto onorarmi con la loro partecipazione e con l’immeritata stima per la concessione della "Cittadinanza Onoraria".

Grazie a tutti i verolesi che mi hanno espresso i segni della loro affezione. Grazie anche a coloro che non sono potuti intervenire perché condizionati dalla sofferenza, dagli acciacchi dell’età o anche perché lontani da Verola; li ho sentiti comunque vicini con la loro preghiera e il loro ricordo.

Dovrei fare tanti nomi... Molti volti li avete familiari... Le loro firme ritornano frequentemente nelle pagine dell’Angelo... L’elenco sarebbe lungo e sicuramente incorrerei in incresciose dimenticanze. Non posso però tralasciare Don Paolo, don Valentino, don Angelo e don Giovanni.

Riconfermo i sentimenti di gratitudine che ho espresso nel mio intervento di "Memoria e Congedo", indirizzato ai singoli, ai gruppi e a tutti attraverso le pagine dell’Angelo "Tutto Speciale" del giugno scorso.

Vi porto tutti nel cuore e ancora vi abbraccio con l’affetto di sempre.

Don Luigi

 

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Giubileo sacerdotale di Mons. Luigi Corrini
Verolanuova, 14 giugno 2003, ore 18.30

Celebrazione dell’Eucaristia assistita da S. E. Mons. Bruno Foresti, Vescovo Emerito di Brescia

Introduzione (dopo il saluto iniziale)

"Tu sei sacerdote per sempre".

È bello essere ancora qui insieme, alla presenza del Signore e vedere uniti nella celebrazione dell’Eucaristia Lei, Eccellenza, che ringraziamo per aver accolto il nostro invito, e Lei, don Luigi, in questo giorno che ha visto l’ordinazione dei nuovi sacerdoti e nel quale, cinquant’anni or sono, si realizzò la sua ordinazione sacerdotale. Con e per Lei vogliamo pregare lo Spirito del Signore, attraverso l’intercessione di Maria ss.; con Lei, guidati da colui che, nel vincolo di una paternità che non si indossa e toglie come un abito, permane vescovo suo e nostro, vogliamo fare eucaristia: rendimento di grazie per la sua vocazione, la sua ordinazione e il suo ministero, svolto per più della metà di questi cinquant’anni qui in mezzo a noi.

"Tu sei sacerdote per sempre".

All’Offertorio

Pane e vino: frutto della terra e del lavoro dell’uomo, segno delle fatiche, delle gioie e delle speranze, del dolore: in poche parole, della vita di ogni uomo e donna. Il sacerdote li riceve e li offre: nelle sue mani, per la potenza dello Spirito santo, diventano il Cristo donato, con tutto se stesso, sacrificio offerto al Padre per la salvezza dell’umanità. Ogni nostro istante, così offerto e unito al sacrificio pasquale di Gesù, diventa preghiera.

Questa sera, pane e vino rappresentano le fatiche, le gioie, le preoccupazioni, la dedizione di cinquant’anni di vita sacerdotale offerti a te Signore. Accoglili quale sacrificio di lode e rendimento di grazie a Te, Dio che sei, che eri e che vieni.

 

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L’omelia del Vescovo emerito di Brescia Mons. Bruno Foresti

Riferendosi a questa mia ulteriore presenza a Verolanuova, don Luigi mi preannunciava che avrei aperto il mio dire, ancora una volta, con una acclamazione ammirata alla stupenda Basilica che ci ospita. Lo voglio deludere, perché oggi la mia attenzione è rivolta alla sua persona, che, sul piano della valutazione oggettiva, vale più di essa. Scrive, infatti, il grande San Tommaso d’Aquino che la persona è ciò che esiste di più nobile tra tutte le creature.

In questa circostanza non intendo ritornare sui sentimenti che ho espresso a riguardo di Mons. Corrini nella lettera indirizzata a don Giovanni Gritti, il suo fedele e affezionato collaboratore lungo l’arco di ben venti anni, e che so già di comune conoscenza. Se mai, ridirò la mia stima per un prete il quale, con intelligenza, sano equilibrio, fede sicura e quasi gelosamente custodita, generosità manifesta e misurato senso dell’umorismo ha vissuto la sua vicenda ministeriale per mezzo secolo.

È a questa storia che qui intendiamo fare riferimento partendo da quel 14 giugno del 1953 quando il giovane Luigi Corrini ricevette il presbiterato mediante la imposizione delle mani del Vescovo di Brescia monsignor Giacinto Tredici.

Siano rese grazie a Dio per quel giorno benedetto e il grazie sia rinnovato per la assistenza che gli ha garantito, in campo fisico e spirituale, durante l’arco di mezzo secolo.

La gratitudine scaturisce, in ogni persona sensibile, dalla sua consapevolezza della grandezza del dono ricevuto. In questo caso il dono è costituito dalla chiamata del prete a partecipare alla missione di Cristo Capo e Mediatore di salvezza.

Vediamo di capirlo, mettendo a confronto tale realtà con quella del sacerdozio generale, comune a tutti coloro che hanno ricevuto il Battesimo.

Gesù di Nazareth, per il popolo Ebreo, non era sacerdote, perché la sua persona non apparteneva alla tribù di Levi e tantomeno alla famiglia di Aronne. Egli non poteva offrire, in qualità di ministro, i sacrifici nel tempio.

Tuttavia, avendo offerto al Padre sulla croce il sacrificio della sua vita per la sua gloria e per la salvezza dei fratelli, in forza di quell’atto, è divenuto e rimane per sempre il vero grande sacerdote del tempo nuovo, cioè della Nuova Alleanza. Il suo non fu un sacrificio compiuto mediante una cerimonia (per intenderci, come sono i nostri sacramenti), bensì con un atto della sua vita, la sua morte volontaria sulla croce.

Ecco, ora, un altro aspetto importante, anzi decisivo che lo differenziò dai sacerdoti mosaici: mentre essi non potevano farlo, egli, invece, volle chiamare gli uomini a partecipare a questa sua condizione sacerdotale; volle che anche coloro che avrebbero creduto in lui fossero in grado di offrire, assieme a lui e per suo mezzo, un sacrificio gradito a Dio Padre: cioè l’offerta non di cose o di animali, bensì di atti di amore obbediente alla sua volontà.

E così ogni battezzato, divenuto nel Battesimo tralcio della vite Gesù, può compiere l’atto dell’offerta di sé a Dio Padre e, proprio per questo, è rivestito della dignità sacerdotale. In un certo modo si può dire che egli celebra la sua Eucaristia imitando Gesù nel dire continuamente sì alla volontà di Dio nel quotidiano, quando ha da godere e quando ha da soffrire.

Questo è il sacerdozio dei fedeli laici. Ne esiste, poi, un altro che viene conferito ad alcuni battezzati con il Sacramento dell’Ordine e che si chiama ministeriale o di servizio. È quello conferito inizialmente agli Apostoli da Gesù quando, nell’ultima cena, disse loro: "Fate questo in memoria di me", quando, dopo la Risurrezione, diede loro il potere di assolvere i peccati e allorché affidò a loro l’annuncio del Vangelo con autorità.

Se il sacerdozio battesimale conforma il cristiano a Gesù Figlio di Dio che offre se stesso a Dio Padre e l'impegna a imitarlo in tale atteggiamento oblativo, il sacerdozio ordinato invece rende partecipe il consacrato della stessa missione di Cristo Mediatore di salvezza, cioè della sua dote di distributore di grazia. Egli (Gesù) lo fa invisibilmente, liberamente e misteriosamente a riguardo di tutti gli uomini..., il prete, invece, visibilmente e nei modi stabiliti da lui...

I presbiteri, perciò, in linea con: "il sommo sacerdote scelto da Dio fra il popolo a favore del popolo nelle cose che riguardano Dio per offrire doni e sacrifici per i peccati" (Ebrei 5, 1), senza sovrastare i laici in dignità (la dignità è eguale per tutti ed è determinata dalla figliolanza divina), li superano in responsabilità e in capacità santificatrice in virtù dei poteri loro conferiti dal Signore. Grande è, corrispondentemente, pure è il loro dovere perché essi devono presiedere il gregge di Dio ponendosi come modelli di fedeltà a Cristo Gesù.

Due attenzioni li devono distinguere fra tutte: in quanto scelti da Dio per una missione hanno l’obbligo di mantenersi fedeli ai compiti da lui ricevuti; in quanto chiamati al servizio degli uomini devono possedere una viva coscienza della loro debolezza e nutrire viscere di misericordia.

In questa solennità della SS. Trinità, è spontaneo fare riferimento alle Divine Persone e così annotare: il sacerdote accoglie da Dio Padre il dono della paternità e la capacità di generare alla fede; dal Figlio, mandato dal Padre per stabilire una nuova fraternità universale, riceve il carisma di costruttore della unità in Cristo; dallo Spirito della Pentecoste ha in dono l’ardore dello zelo apostolico e il balsamo della consolazione.

È in questa luce che noi vediamo il regalo della vocazione privilegiata ricevuta da don Luigi, cinquant’anni fa. È stato un dono ricevuto dall’Alto, e tuttavia non possiamo dimenticare coloro che lo hanno mediato. Intendo riferirmi ai genitori di don Luigi, i quali con una fede semplice, lontana dai problematicismi tortuosi e dal culturalismo narcisistico, gli hanno trasmesso il gusto delle cose di Dio e, per lui, hanno offerto le loro preghiere e i loro sacrifici, lieti di poter vedere quel giorno benedetto. Abbiamo, dunque, ben motivo di essere grati al Signore, alla Vergine Santa, ma anche alla famiglia Corrini e a tutti coloro che hanno concorso alla formazione dell’aspirante all’Altare.

A chi, come me e tanti altri presbiteri, ne ha fatto esperienza diretta, è facile immaginare la commozione che deve aver toccato il cuore del ventiseienne ordinando di Seniga, mentre, prostrato sul pavimento della Cattedrale ascoltava il canto delle litanie dei santi e poi quando avvertì posarsi sul suo capo la mano, forse tremante, del Vescovo. Il Signore lo sceglieva come suo collaboratore per la santificazione di molti uomini. Ne avrebbe incontrati tanti nella vicina Bassano dal 1953 al 1961, ancora di più a Leno dal 1961 al 1975, e ancor più in questa comunità di Verolanuova, della quale è onorato e amato Arciprete.

Quale e quanta attività amorosa egli abbia svolto nell’arco di questa sequenza cinquantennale lo possono dire i fedeli delle precedenti comunità parrocchiali da lui servite, e soprattutto ne siete testimoni voi di Verola.

Quanta letizia egli abbia provato e quante lagrime abbia versato appartengono, invece, solo al suo segreto.

Al momento dei distacchi, solitamente l’amore evidenzia, nel buon pastore più le giornate liete vissute che non quelle amare sofferte. Delle une e delle altre, però, come sul far della sera quando il giorno sfuma tra una magica fusione di colori, rimarrà una indelebile nostalgia.

Noi preghiamo per don Luigi (anche la umile indicazione del prete spoglia di titolazioni ulteriori connota e continuerà a connotare, finché morte non ci separi, il mio rapporto di familiarità affettuosa con lui) perché quel mormorio delle voci dell’anima sia più simile alla brezza che accarezza il volto che non al vento che scuote le spalle...

Gli anni a venire scorrano sempre nel ricordo vivace di quel giorno, lontano cinquant’anni, che ha segnato la sua vita. Quanto al resto, sia custode di sante memorie, ma soprattutto costruttore di sempre nuove amicizie. In Domino.

Auguri affettuosi. Auguri solenni. Auguri corali. Feliciter. Ad multos annos. Viva don Luigi!

+ Bruno Foresti

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Concerto della Cappella Musicale della Basilica di S. Maria Maggiore, in Bergamo
Verolanuova, 14 giugno 2003, ore 21.00, in Basilica

Introduzione di don Giovanni

Siamo qui attorno ad un sacerdote del Signore, alla presenza del Signore: Egli è qui in mezzo a noi.

Quanto ascolteremo stasera ci diletterà l’udito e, attraverso esso, lo spirito. Al tempo stesso ci eleverà a Lui: pur trattandosi di un concerto, è preghiera, in canto, quella che voci e strumenti innalzeranno sotto la nostra splendida cupola e le volte ardite. Iniziamo quindi Nel nome del Padre...

1 - È con un poco d’emozione che torno a prendere la parola qui, nella nostra magnifica Basilica, ora ancora più incantevole, in questa festa di ritrovati colori e smaglianti luminosità che fanno risaltare non solo le linee armoniose e i giochi di volume delle architetture possenti, accanto alla perizia artistica dei geni pittorici che qui hanno lasciato traccia consistente della loro arte, ma anche, soprattutto direi, l’amore per il Signore e quello per la bellezza che i nostri antenati hanno saputo coltivare. Sappiamo chi di questa riscoperta è stato promotore instancabile e audace.

L’emozione è dovuta -

a: al fatto di essere qui di nuovo con voi: è come se circa nove mesi non fossero trascorsi;

b: a motivo dell’essere qui di nuovo con voi, insieme a don Luigi - e don Giampaolo;

c: al fatto che celebriamo i 50 anni di ordinazione sacerdotale di don Luigi, avvenuta proprio come oggi, nel 1953. Una curiosità: era domenica, e perciò don Luigi e i suoi compagni dovettero attendere una settimana per celebrare la Prima Messa solenne nella loro Parrocchia.

2 - Quando ho fatto il mio ingresso come parroco in quel di Coccaglio, ho fatto stampare sull’immaginetta - ricordo, una frase di S. Paolo, 1Cor. 13, 13: "La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito santo sia con tutti voi". Negli ultimi mesi, mentre ci si incontrava per progettare questi giorni di celebrazione e impostare "L’Angelo di Verola" appena uscito, ho avuto modo di rivedere l’immagine che don Luigi fece preparare quasi 28 anni or sono per il suo ingresso come parroco della ben più blasonata e illustre Verola. È stato allora che mi sono accorto che, senza farlo apposta, per la medesima circostanza sia lui che io avevamo individuato nella stessa citazione lo spirito con cui affrontavamo il nuovo compito.

Ho scritto, per parlare di don Luigi, sul numero unico che gli dedicammo nel novembre ‘88, su quello dell’ottobre 2000, per il 25° di ingresso e per il monsignorato, e sull’ultimo numero de "L’Angelo", uscito poche settimane fa.

Le cose che ho scritto riguardo allo stile di don Luigi, quelle dette da altri, i vari addendi utili a "tirare le somme", come li ho definiti: "tutto questo è per me bagaglio di stile, dal quale sto attingendo a piene mani".

Forte dei miei quasi vent’anni, con don Luigi qui a Verola, i quali sono stati una magnifica esperienza di vita e fraternità sacerdotale, posso vantare di avere vissuto la più lunga collaborazione di un confratello, non sempre propriamente docile e remissivo, che egli nella sua vita sacerdotale abbia ricevuto. Non posso che renderne grazie al Signore. E a lui. In questi quasi vent’anni non ho fatto che imparare: è lo "svezzamento" alla vita sacerdotale di cui ebbi a dire. Con don Luigi, tra i Verolesi, ho imparato a fare il prete e, nei primi anni, ad amare Verola nel suo modo di essere, diversa da altre realtà: "Tu hai il dente avvelenato con Verola perché non è come Palosco", ebbe a dirmi uno dei primi anni, facendomi capire che era sbagliato.

Sono stati, or posso avvedermene, vent’anni di corso pratico per imparare a fare il parroco: un ottimo apprendistato. Quella stessa frase scelta per l’immaginetta - ricordo dell’ingresso, pur nell’involontarietà del caso, esprime benissimo tutto questo.

3 - Veniamo più direttamente -e brevemente- al motivo per cui siamo qui. L’arte dell’architettura e quella della pittura si fondono stasera con le austere movenze del canto gregoriano, con le solide architetture di don Lorenzo Perosi, con le efficaci pennellate offerteci dalla musica sacra contemporanea composta da don Valentino Donella.

Insieme ad alcuni esecutori strumentali, tra i quali l’organista, il m.° Moraschini che le si è sempre accompagnato nelle sue "incursioni" in terra verolese, è protagonista della serata la Cappella musicale della Basilica di S. Maria Maggiore in Bergamo. Essa torna tra noi, nella nostra magnifica Basilica, per la 4a volta.

La prima occasione fu costituita, nella primavera dell’87, dal 50° anniversario della morte del M.° Agostino Donini che per lunghi anni, purosangue bresciano trapiantato in terra bergamasca, di questa gloriosa cappella musicale fu compositore e direttore. La frequentazione, quale cantore in seminario, del repertorio di questo nostro illustre concittadino, rese possibile al buon gusto musicale di don Luigi apprezzare le sue composizioni, promuovendo quel primo concerto, che fu diretto, come il successivo, dal M.° Mons. Pedemonti.

La positiva impressione ci spinse ad invitare nuovamente la Corale quando si volle celebrare il decennale della presenza verolese di don Luigi; tale festa arrivò con tre anni di ritardo, nel novembre dell’88.

Nel giugno del 1997 - da poco a mons. Pedemonti era subentrato l’attuale direttore don Valentino Donella - si presentò la nuova occasione: il 60° di ordinazione sacerdotale del compianto don Angelo Quaranta.

La circostanza di questa sera, la quarta, ancora con il M.° don Valentino Donella, è già nota. (Ai concertisti) Vi ringraziamo per essere qui.

Ad un cultore del gusto artistico e del canto, che in don Luigi si disposano, questa sera, qui nella nostra Basilica, voi offrite lo sposalizio tra fede, arte e musica.

Il tutto si fonde, diventando, lo ricordo, preghiera.

Buon ascolto. 

 


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Concelebrazione dell’Eucaristia presieduta da S. E. Mons. Giulio Sanguineti, Vescovo di Brescia
21 giugno, in Basilica, ore 18.30

Introduzione

Siamo raccolti di nuovo in assemblea solenne, famiglia dei figli di Dio Padre, per rendergli grazie nel Signore Gesù e invocare la grazia dello Spirito santo.

Come comunità cristiana di Verolanuova, le porgiamo il bentornato in mezzo a noi, Eccellenza. Dopo essere stato qui tra noi nel gennaio del Duemila, in pieno Giubileo, per dare avvio alla Missione parrocchiale, Ella ci dona la gioia di poterla accogliere di nuovo questa sera. La ringraziamo per avere accolto il nostro invito.

Sono tre i motivi che ci hanno convocato qui:

1 - vogliamo continuare la celebrazione del giubileo sacerdotale di don Luigi; per questa ragione sono presenti anche i sacerdoti che hanno prestato servizio pastorale durante gli ultimi ventotto anni e parte di coloro che da questa comunità hanno avuto origine; insieme a loro celebrano questa Eucaristia anche i parroci delle comunità di Seniga, Bassano Bresciano e Leno, nelle quali don Luigi è cresciuto o ha vissuto parte del ministero sacerdotale, insieme ad altri che sono legati a don Luigi a motivo di anni di periodica collaborazione qui a Verolanuova, di rappresentanza della Zona pastorale o di amicizia; per felice coincidenza oggi ricorre la memoria del suo santo onomastico;

2 - la seconda circostanza: poiché, a suo tempo, gli fu indicata la fine di questo mese come termine del suo servizio come nostro parroco, questa celebrazione costituisce un primo saluto che avrà domani il suo coronamento; in ogni caso, come tale la vivono i sacerdoti convenuti a concelebrare: è cosa che fanno per l’ultima volta con il Prevosto don Luigi;

3 - infine, la Sua benedizione, eccellenza, inaugurerà ufficialmente i restauri, di recente ultimati, del presbiterio, della cupola, del transetto e di alcune delle pregevoli tele in essi contenute. Tale opera, è certamente frutto dell’impegno della comunità, ma dobbiamo all’intraprendenza e al buon gusto di don Luigi il fatto che la nostra stupenda basilica sia, ormai per buona parte, restituita alla sua originale armonia e al primitivo splendore. Se anche la bellezza è voce di Dio, in questa Basilica essa può ora esprimersi in modo più eloquente.

Questo insieme di circostanze alimenta la nostra preghiera di questa sera.

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Il saluto del Consiglio Pastorale Parrocchiale

Un velo di tristezza è steso sulla celebrazione solenne della festa del Corpus Domini.

Mons. Luigi Corrini sta per lasciare la nostra comunità parrocchiale qui riunita per dire: "Grazie, Signore, che ce l’hai donato e lasciato per 28 anni."

Soprattutto deve rendere grazie il C.P.P., questo organismo voluto da Don Luigi all’inizio della sua missione sacerdotale che lo avrebbe affiancato in rappresentanza della comunità parrocchiale.

Quante assemblee in questi 28 anni... Don Luigi ne fu guida illuminata, saggia, rispettosa dei pareri espressi dai membri, ne condivise preoccupazioni, ansie per i vari problemi (e furono veramente tanti e gravosi) che si presentavano nella comunità.

Il suo volto tradiva la preoccupazione che lo tormentava nel profondo dell’animo.

La sua sensibilità, la sua generosità, la sua accoglienza, la sua apertura al dialogo hanno permeato le varie componenti della comunità: fanciulli, giovani, fidanzati, sposi, anziani, ammalati, per i quali ha speso le migliori energie nell’evangelizzare, immigrati.

La grande mole di lavori intrapresi, sia per il miglioramento delle strutture, sia per il restauro dell’ingente patrimonio artistico, è stata sorgente di affanni che notti insonni potrebbero testimoniare.

La sua figura, talvolta severa ma per lo più affabile e suadente, non ci lascerà mai, come certo Mons. Don Luigi avrà sempre presenti le tante persone che l’hanno circondato e amato.

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale, a nome di tutta la comunità, esprime sentimenti di stima, di riconoscenza, di affetto.

Grazie, Monsignor Don Luigi, per tutto il bene profuso tra noi. Il nostro ricordo e la nostra preghiera l’accompagneranno nel suo nuovo ministero sacerdotale.

Nel 50° di Messa e per il suo futuro cammino di Pastore imploriamo per Lei abbondanza di benedizioni e grazie.

Con commozione il C.P.P. si appresta alla perdita della sua presenza, ma conserverà il ricordo vivo e riconoscente dell’uomo di Dio che per 28 anni ha operato tra noi con doni sublimi di grazia e con l’impegno dell’evangelizzazione.

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Conferimento della cittadinanza onoraria al Prevosto
Domenica 22 giugno nella sala consigliare del Municipio

L’intervento del Sindaco

Reverendo Monsignor Luigi Corrini

Il Consiglio Comunale, nella riunione del 23 maggio scorso, all’unanimità ha deliberato di concederLe la cittadinanza onoraria di Verolanuova con la seguente motivazione "Per l’impegno profuso nei quasi ventotto anni di Parroco al servizio della comunità verolese e per la determinazione con la quale ha portato a compimento il recupero artistico/culturale della Basilica Romana Minore di San Lorenzo martire".

Ripeto "all’unanimità" perché voglio sottolineare che tutti i cittadini di Verolanuova, tramite i loro rappresentanti in Consiglio Comunale, hanno dichiarato il loro assenso alla concessione di questa onorificenza a Lei, che a memoria nostra e dagli atti d’ufficio risulterebbe essere la prima.

Questo onora Lei e onora tutta Verolanuova, cittadina alla quale Lei ha donato quasi ventotto anni del Suo ministero sacerdotale.

Mi è gradita anzi l’occasione per felicitarmi con Lei per il cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale caduto proprio in questo mese di giugno.

Il Suo ingresso in Verolanuova nel lontano 12 ottobre 1975 trovava una comunità già industrializzata ma ancora in buona parte legata all’agricoltura.

Da quella data ad oggi Lei ha visto la definitiva trasformazione di Verolanuova in un paese completamente industrializzato, anzi in uno dei poli industriali della provincia.

Le conseguenze sociali di questa trasformazione hanno segnato tangibilmente anche la comunità religiosa. Se positivamente o negativamente Lei può meglio di me valutare; sicuramente la trasformazione è stata accompagnata da problemi di ordine religioso e civile che hanno gravato sulla nuova società che si è andata formando.

Nella nostra realtà le problematiche di ordine religioso si intersecano quasi naturalmente, per molti versi, con quelle di ordine civile e tutte le opere inerenti la comunità parrocchiale hanno un riflesso sulla comunità civile.

Mi riferisco in particolare ai grossi impegni, anche di ordine finanziario, assunti dalla Parrocchia per la ristrutturazione ed il restauro degli immobili, dei monumenti architettonici e delle opere d’arte quali la Basilica Romana Minore e dei grandi dipinti e decorazioni in essa contenuti.

Conosco la Sua preoccupazione per la situazione debitoria conseguente ai restauri da poco ultimati, ma sono opere che meritano la generale approvazione perché hanno portato, quasi completamente, la Basilica all’originario splendore.

La Basilica, con tutte le sue opere d’arte, rappresenta il più evidente collegamento fra le generazioni presenti e quelle passate. Il restauro tiene viva la memoria dei nostri antenati che, con sacrifici forse maggiori dei nostri, hanno voluto questo luogo di incontro della comunità verolese.

L’Amministrazione Comunale, come verbalmente promessoLe, ha formalizzato il contributo triennale di 15.000 Euro annui per tale scopo.

Come in altra occasione ho avuto modo di dichiararLe, ciò che ha mosso la Giunta è stata la convinzione che la Basilica di Verolanuova sia un vanto non solo per la comunità religiosa ma anche per la comunità civile ed i sacrifici affrontati dalla Parrocchia nell’arco degli anni per i restauri Le fanno onore e pubblicamente gliene vogliamo dare atto.

Molte altre opere sono state portate a termine dal Suo impegno; mi limiterò ad accennare alla ristrutturazione quasi integrale dello stabile dell’Oratorio, tuttora luogo di ritrovo dei ragazzi e giovani che, pur nella crisi giovanile attuale, trovano in questi spazi ancora sani divertimenti e persone che cercano di indirizzarli nella vita mettendo a disposizione le loro capacità ed il loro tempo.

Dal punto di vista prettamente pastorale, sappiamo che Lei ha visto di buon animo la nascita sul territorio delle "Diaconie" che, se in un primo momento sembrava potessero dividere, si sono rivelate invece un efficiente mezzo di unione sia parrocchiale che civile. Mi sembra di capire che abbiano fatto riscoprire l’appartenenza delle persone ai vari "rioni" ma nello stesso tempo l’appartenenza all’unità parrocchiale ed all’unità civile.

Riconoscente quindi per il Suo lungo ministero pastorale in Verolanuova, l’Amministrazione Comunale, sicura di interpretare i sentimenti di tutta la popolazione di Verolanuova e certi di farLe cosa gradita, in esecuzione della deliberazione del Consiglio Comunale n. 24 in data 23 maggio 2003, Le consegnerà questa pergamena che suggella il conferimento della cittadinanza onoraria di Verolanuova.

Reverendo Monsignore, so che la comunità parrocchiale, nelle sue varie realtà, da tutto il mese con numerosi incontri e cerimonie sta tributandoLe il giusto ringraziamento e sta pregando con Lei e per Lei perché il saluto sia il meno triste possibile.

Oggi alla comunità parrocchiale si unisce anche quella civile e, quale rappresentante, a nome della Giunta Comunale, del Consiglio Comunale, del Segretario, di tutto il personale dipendente e di tutti coloro che in qualsiasi forma e modo lavorano per il Comune, La prego di accogliere i più cordiali saluti augurandoLe di continuare ancora per molti anni il Suo servizio sacerdotale presso la nuova comunità di Leno che senz’altro L’accoglierà con gioia.

Verolanuova, 22 giugno 2003

dott. Stefano Dotti

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Monsignor Luigi Corrini in risposta al discorso del Sindaco

Signor Sindaco, Signori Assessori, Signori Consiglieri, sono profondamente commosso per questo riconoscimento.

In verità mi trovo a disagio perché a me pare di aver fatto soltanto il mio dovere e forse anche qualcosa in meno del mio dovere.

Io non so bene cosa comporti questo attestato di Cittadinanza Onoraria che mi è stata conferita stamattina, ma certamente è l’espressione della stima di questo Consiglio, presieduto da lei Sig. Sindaco.

Torno a dire che questo mi rende certo della stima e dell’apprezzamento, e vorrei sottolineare anche dell’affetto, che è sempre intercorso tra me e i responsabili della vita civile di Verolanuova e tra me e l’attuale Amministrazione Comunale.

Ringrazio di cuore!

Provo disagio a sentirmi accomunato ai grandi personaggi di Verolanuova.

Essere cittadino Onorario di Verolanuova vuol dire avere un posto nell’elenco di quei verolesi che hanno onorato questa comunità civile e religiosa.

Da parte mia, Signor Sindaco, Signori Assessori e Consiglieri, cercherò di essere un cittadino di Verolanuova confermando la mia disponibilità alla collaborazione per quelle competenze che possono essere ancora mie: anche se ora sta per finire il mio servizio di Parroco in questa Comunità. Ieri sera, con sorpresa, (ma non tanto!) il Vescovo, in nome di santa obbedienza, mi ha voluto allungare ancora un po’ la permanenza in Verolanuova. Non so lo spazio di tempo, credo forse nell’ordine di due mesi e mezzo o tre, fino a poco prima dell’arrivo del nuovo Prevosto.

Certamente l’onorificenza mi porta ad essere ancora più sensibile, attento ai bisogni di questa comunità a livello di responsabile della vita religiosa e, perché no, essendo un cittadino onorario di questa comunità, anche per quanto riguarda il mio ruolo di cittadino.

Grazie di cuore!

Torno a dire che sono commosso. Mi avete visto. Ci sono dei momenti in cui le emozioni che si sovrappongono finiscono per tradire la capacità di controllo.

Questo lo considero uno dei momenti più importanti delle celebrazioni in cui sto prendendo commiato dalla comunità che mi ha dato molto ma molto di più di quello che io ho potuto donarle.

Grazie di cuore signor Sindaco e signori Assessori e Consiglieri. Dio benedica Verolanuova.

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