Memorie del 1976 - Angelo di Verola
Nasce "L'Angelo di
Verola"
[ L'ANGELO DI VEROLA
Dicembre 1975 Anno I N°0 pag. 03 ]
Senza pretese, ma con un grande
desiderio di essere a servizio dei Verolesi, esce il n° zero de "L'Angelo di
Verola"
Vorrebbe essere un periodico che arriva puntualmente, ogni mese, nelle famiglie Verolesi.
E' un tentativo per creare un foglio dove i fatti della vita ecclesiale e sociale di
Verolanuova, letti in dimensione locale, possano servire i lettori per una maturazione
comunitaria cristiana e civile.
Forse rimarrà uno sterile tentativo. Siamo convinti che il rischio vada comunque
affrontato. Tale rischio sarà ridotto nella misura in cui altri, e ci auguriamo siano
molti, interverranno con il loro contributo, anche se critico. La critica costruttiva è
indispensabile quando, come fa al nostro caso, l'impegno è quello di leggere, nei fatti,
fino in fondo, i segni dove Dio si manifesta e quindi ci interpella.
Le risposte al Signore che ci interroga attraverso i fatti della vita ecclesiale e
sociale, non sono monopolio di alcuno, ma appartengono a tutti quegli uomini di buona
volontà che, avendo ricevuto i doni dello Spirito sentono il dovere di mettere al
servizio della comunità le loro riflessioni. A tutti infatti incombe il dovere di
condividere ì doni dei quali siamo stati gratificati dal Padre.
Poiché siamo tutti coinvolti nella stessa vicenda della storia abbiamo il dovere di
collaborare con Cristo a togliere il male dal mondo.
Alla Chiesa di Verolanuova 'L'Angelo di Verola" si offre come occasione, anche se
modestissima, per questo impegno.
Facciamo appello agli amici lettori, poiché a tutti è aperta la collaborazione al nostro
mensile parrocchiale. Ci auguriamo che " L'Angelo di Verola "
raccolga così tutte le possibili voci e le faccia risuonare nelle case dei Verolesi ad
edificazione di una comunità di fede in cui l'amore non sia solo auspicio, ma legge
costante di vita.
I punti fermi dei nuovo Bollettino sì potrebbero così riassumere :
1) Leggeremo dentro i fatti fino in fondo per non disincarnare ciò che Dio ha incarnato.
2) Non parleremo di fuga dal mondo, ma di fuga dal superficiale al profondo della realtà,
là dove è riflesso il volto di Dio.
3) Non parleremo di un Dio lontano, assiso nei cieli, ma di Dio nel cielo di ciascuna
persona quale suo creatore, incarnato e redentore.
4) Non parleremo per dimenticare il mondo al fine di intrattenerci con Dio, ma per
intrattenerci con il Salvatore dei mondo, con Dio imp39nato a far nuove le cose.
5) Non parleremo di virtù angeliche ma di virtù evangeliche che sono quelle
autenticamente umane, dell'amore sempre eterno e universale, della povertà nelle sue
varie manifestazioni, per condividere con gli altri il benessere regalatoci dal Padre.
6) Non parleremo di mortificazioni delle cose, come se a Dio piacessero le cose rese
morte, ma di liberazione dal male.
7) Non porremo il cielo lassù, nella lontananza spaziale, ma quaggiù nel profondo dei
cuore umano, là dove ognuno esce creato dalle mani di Dio.
8) Non vorremo togliere dal mondo, ma dal male dei mondo per togliere il male dal mondo.
La Redazione
[ L'ANGELO DI VEROLA Dicembre 1975 Anno I N°0 pag. 03 ]
[ L'ANGELO DI VEROLA
Dicembre 1975 Anno I N°0 pagg. 04-05 ]
Costruiamo la comunità con Cristo che è
venuto a ricostruire luomo
Di Don Luigi Corrini
Carissimi,
sono passati due mesi dall'inizio dei mio servizio pastorale tra voi. Mentre prendo
consuetudine alla fisionomia di molti, mi apro alla conoscenza della storia, delle
tradizioni e delle realtà che animano la vita della nostra comunità.
Verolanuova evidenzia, forse più di altri centri della bassa, il passaggio dall'economia
agricola a quella industriale e alla attività terziaria. Con gli aspetti positivi dei
fenomeno non mancano quelli negativi.
Mi limito ad una breve considerazione sulla vita religiosa. Il clima di libertà e di
autonomia dalle tradizioni, frutto delle modificazioni socio - culturali, ha portato ad un
maggiore senso di responsabilità. L'esperienza religiosa è vissuta, come scelta di fede,
più di prima. Si deve però rilevare che una grande massa, specialmente di giovani ed
uomini, non è interessata alla pratica religiosa. Si è molto sensibili ai problemi della
comunità: casa, istruzione, sanità, lavoro, tempo libero, ecc. .. mentre la fede è
considerata più come fatto intimistico, personale.
La chiesa che nasce e cresce attraverso la celebrazione dei sacramenti non è percepita
come " Popolo di Dio " in cui i problemi degli uni diventano le gioie e le
angosce di tutti i discepoli di Cristo.
Si nota una reattività positiva ai problemi generali degli anziani, di coloro che vivono
in particolare stato di disagio materiale, ma si è poco disponibili all'azione verso il
singolo anziano, verso la persona che vive la sofferenza della solitudine. Siamo facili
alla contestazione globale dei sistema che emargina, ma siamo molto meno impegnati a porci
accanto, in umiltà di servizio, alla persona che soffre l'emarginazione.
Abbiamo bisogno di recuperare la dimensione comunitaria della nostra fede, e di vivere la
carità come servizio verso i singoli, se vogliamo che la comunità cresca e si ritrovi
come famiglia.
La Parrocchia sta esperimentando, in questa prospettiva, la catechesi per i Sacramenti
dell'iniziazione cristiana.
Questa iniziativa, della quale si parla in un altro articolo dei bollettino, vuole far
prendere coscienza che i sacramenti, ed in particolare modo il Battesimo, la Cresima, la
Messa di Prima Comunione non sono un affare privato delle famiglie interessate, ma
coinvolgono tutta la comunità parrocchiale che si fa soggetto della catechesi, ai vari
livelli, affinché la chiesa locale cresca e si maturi in un servizio di carità che trae
inspirazione da "Cristo che tanto ha amato la Chiesa da dare se stesso per lei
".
Viviamo l'Avvento, che ci prepara alla venuta tra noi, nella carne, dei Figlio di Dio.
Questo evento di salvezza ci porta a riscoprire, nella fede, come il Figlio di Dio si è
inserito nella vicenda umana ed ha lavorato con mani di uomo, ha pensato con mente di
uomo, ha agito con volontà di uomo, ha amato con amore di uomo. (G.S. 22, 13).
Tutto questo ci prende il cuore. Non c'è attività e situazione dell'uomo che Cristo non
abbia condiviso e alle quali non abbia dato valore.
Gesù non ci è vicino, ma è uno di noi che fa la nostra stessa esperienza di gioia e di
dolore, di fatica e di riposo, di disagio e di soddisfazione, di affetto e di rifiuto; una
esperienza con l'uomo che nasce dall'amore e che è perciò partecipazione totale,
sofferta fino in fondo.
Mi pare che tutto ciò debba essere, per chi ha il dono della fede, un richiamo alla
condivisione dei vari condizionamenti in cui si trovano i fratelli. Ricostruiamo la
comunità, non solo per motivi filantropici. ma perché Cristo è venuto a ricostruire
l'uomo.
Non imponiamo ad alcuno modelli e strutture, ma offriamo a tutti l'amore che si fa
servizio discreto ai singoli perché la comunità si ritrovi e maturi come famiglia dei
Signore.
A tutti, di cuore, buon Natale !
Il Prevosto Don Luigi Corrini
[ L'ANGELO DI VEROLA Dicembre 1975 Anno I N°0 pagg. 04-05 ]