Memorie del 1976  -  Angelo di Verola


[ L'ANGELO DI VEROLA – Maggio 1976 Anno I N°05 pag. 17 ]
Esperienza a Loaurdes di un ammalato

Allorché un ammalato decide di pellegrinare a Lourdes, ecco che da quel momento nel suo cuore, comincia a nascere la speranza, che si fortifica sempre di più con l'approssimarsi della data di partenza, che da quel suo pellegrinaggio indubbiamente otterrà quella guarigione, magari perseguita da anni con i medicamenti più aggiornati. E non può essere diversamente in quanto Lourdes nella concezione di troppa gente e, peggio, di quella di troppi cristiani, è ritenuta la città dei miracoli strepitosi e delle guarigioni a catena che la Madonna elargisce a tutti semplicemente perché chi va da Lei, ha affrontato con coraggio i disagi del lungo viaggio e di conseguenza la guarigione è una tangente che Lei deve pagare ad ognuno; la Madre degli infermi non può deludere nessuno, di conseguenza non deluderà nemmeno le mie aspettative e le mie sospirate speranze.
Scrittori, giornalisti, pellegrini, sono tutti conformi nel dire che Lourdes è un lembo di Paradiso; quindi chissà che bello sarà per me raggiungere quella meta, guarire dai miei mali fisici ed essere liberata da ogni sorta di sofferenza e di gustare la grandiosità dell'amore materno della Madonna.
Questi ed altri sono i pensieri e le speranze che sfiorano la certezza e che invadono la mente dell'ammalato quando sa di andare a Lourdes, e nei giorni che precedono la partenza, fino a raggiungere il culmine quando il treno dopo 20 ore di viaggio entra nella stazione di Tabers, che dista ancora mezz'ora da Lourdes. Da quel momento in poi e fino all'arrivo a Lourdes subentra nel tuo cuore uno stato di emotività e di agitazione incontenibile, che si placa allorché dalla radio di bordo viene annunciato l'arrivo a Laurdes, annuncio coperto dalle note dell'Ave che ti riempiono il cuore di una immensa e incontenibile gioia.
Finalmente la grotta di Massabielle.. Ma che delusione!!! Un antro affumicato ed umido che al primo momento non ti dice proprio nulla. Ma, mentre di nascosto ti contorci le dita delle mani nelle tasche per nascondere agli occhi indiscreti la tua bruciante delusione, ecco che le tue dita si attorcigliano in qualcosa... e scopri che nelle tue mani. c'è il simbolo più vero di Lourdes: il Rosario; allora sei subito invaso da una forza di attrazione che ti attira, dove? là... in quell'antro affumicato dove, in quella specie di nicchia, c'è quel simulacro che al primo fuggevole incontro ti lasciò indifferente e deluso.
Ecco il grande insegnamento che si apprende sostando a lungo davanti ai suoi piedi, là alla Grotta. In quel muto atteggiamento, con gli occhi rivolti a Lui con il Rosario in mano, senza accorgertene, lentamente le tue labbra si muovono e cominciano a formulare, prima con la voce del cuore e poi con la fonia della parola, la sua preghiera prediletta: Ave, Ave, Ave Maria, Tu sei piena di grazia... e i tuoi occhi si inumidiscono, poi si riempiono di lacrime e mentre esse cadono il tuo cuore si apre al suo insegnamento e al suo amore di Madre che ti porta al cuore del suo Gesù pronto a perdonarti tutte le tue miserie umane ingigantite del tuo egoismo e ti dispone ad amare nella gloria della sua Resurrezione. Questo amore di Maria, la scoperta del perdono che Gesù è sempre pronto a donarti e la luce della Resurrezione, sono le guarigioni e i miracoli continui di Lourdes, che unite a quelle materiali ne completano la totale dimensione.
Battista - un ammalato

[ L'ANGELO DI VEROLA – Maggio 1976 Anno I N° 05 pag. 17 ]


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