Omaggio teatrale ad Angelo Canossi poeta dialettale bresciano
La ricchezza di una lingua,
la gioia di un dialetto
con Tiziano Cervati
ideazione - testi - voce recitante - canto - regia
e con Fulvio Anelli
musiche originali - chitarra - canto - voce recitante
Dalla Prefazione di "Melodia e Congedo" - di Aldo Cibaldi
"La vita che Canossi racconta e propone, viene narrata e proposta come spettacolo. Questo è il punto: Canossi è poeta dialettale non perché usa un dialetto, ma perché lo riscatta dal pericolo del costumismo e della cronaca provinciale, gli fa fare spettacolo perenne, valido oltre le barriere della provincia" (...) ci sembra di vedere Angelo Canossi intento a spiare gli angoli più caratteristici della città come se ogni pietra gli avesse da narrare una vicenda ignorata. Hai il gusto dellaria di casa ( ) Una ondata di buonumore che ti avvolge senza polemica ( ) e provi limpressione di aver percorso Brescia in una giornata di sole ( ) che ti fa parere che le case, i rioni, la gente, i monumenti e le chiese, tutta la vecchia Brescia, trasandata e vivace, sia sempre vissuta con un volto arguto e burlone.
(da: La Voce del Popolo - 2 Novembre 2001)
Uno spettacolo teatrale per ricordare
il grande poeta dialettale bresciano Angelo Canossi
In origine fu una fortunata e ascoltatissima serie di trasmissioni che Radio Basilica di Verolanuova allestì nel 1993 per ricordare il 50° anniversario della morte del grande poeta, oggi diviene un vero spettacolo teatrale.
A idearlo, realizzarlo ed interpretarlo è Tiziano Cervati, oggi responsabile della Radio Parrocchiale Verolese, ma con alle spalle un lungo bagaglio teatrale. Fu, tra laltro, tra i fondatori del Gruppo Teatro e Canto Popolare di Soresina, compagine bresciano - cremonese cui si devono importanti ricerche nel campo della tradizione popolare, numerose pubblicazioni e soprattutto alcuni indimenticabili spettacoli. Collabora dal 1995, come attore e regista, con il gruppo teatrale "Sipario Aperto" di San Paolo con il quale ha realizzato numerosi lavori. Collabora, come voce recitante, con il Gruppo di Musica Antica "La Rossignol".
Per tutta la parte musicale lo affianca in palcoscenico Fulvio Anelli, musicista di lunga esperienza, proveniente anchegli dal GTCP nel quale ha debuttato nel 1980, giovanissimo, prima come musicista e poi come attore. A lui si devono anche le musiche originali dello spettacolo. (Nel 2006 è stato finalista al "Premio Umberto Bindi" di Santa Margherita Ligure, al "Premio Emozioni" di Padova, e "Canzoni e Colori" di Macerata).
"Come affrontare la poesia del Canossi?" ci dice Cervati Quando abbiamo deciso di preparare questo lavoro ce lo siamo chiesti. Seguendo un ordine cronologico?
Difficile poiché molte poesie non sono datate. Secondo la critica letteraria? Troppo noioso! Il nostro voleva essere fin dallinizio un omaggio semplice ed affettuoso al poeta, con il quale volevamo divertire ma anche divertirci perciò, abbiamo optato per un modo più semplice: abbiamo deciso di scegliere i brani che più ci sarebbe piaciuto interpretare, scelta non facile poiché sono tutti bellissimi, li abbiamo raggruppati per argomenti e così li proporremo accompagnati e preceduti da canti della tradizione popolare bresciana ma anche lombarda e da altre musiche, senza pretese critiche o filologiche".
"Lo spettacolo continua Anelli si sviluppa partendo dalle poesie dedicate allamore, toccando poi il sentimento ed il ricordo, tema in cui Canossi era maestro e presenta poi una galleria che noi abbiamo chiamato "quadretti e personaggi" nella quale si incontrano alcuni dei più bei ritratti umani usciti dalla penna del poeta. Momenti di grande divertimento ma anche una punta di sana malinconia".
"Abbiamo cercato di avvicinarci al Canossi " riprende Cervati con determinazione ma al tempo stesso con umiltà, avendo sempre ben presente quanto il poeta, preoccupandosi che le sue poesie fossero lette nel migliore dei modi, scriveva rivolgendosi a tutti coloro che, non essendo per niente attori, prendendo in mano una sua poesia e pretendendo di leggerla senza la passione che laveva ispirata, ne avrebbero deformato significati e sentimenti:
"
Car èl mé Burtulì, sté liber l-hó scrit mé,
e, sè tè l lèzet bé, mé nó ghó gnènt dè dì:
ma sè tè l lèzet mal, fiöl car, alura pò
fal pör passà pèr tò, chè tè mè fé n regàl ".
"Quello che
vi possiamo assicurare conclude Anelli - è che faremo del nostro meglio per non fargli regali, augurandoci che il poeta, per il nostro lavoro, abbia proprio "nient de dì".
(da: La Voce del Popolo - 2 Novembre 2001)
Uno spettacolo di rara finezza e intelligenza,
la ricchezza di una lingua, la gioia di un dialetto.
di Domenico Baronio
"Forse ac e forse gnac" è il titolo di una "pièces" teatrale cui si è assistito nei giorni scorsi al teatro Zamboni di Borgo S. Giacomo. Il titolo oramai, soprattutto ai più giovani, parrà come la deformazione di qualche parola inglese e nulla dirà se non, appunto, che di errore si tratta. Ma a chi, come me, ha i capelli brinati e si è formato nei cortili delle cascine della bassa e trova in una schietta conversazione in puro vernacolo il piacere equivalente (se non di più) a quello prodotto dallascolto di un capolavoro musicale, non poteva sfuggire la curiosità dellevento e che, in qualche modo centrasse la lingua madre. Eccome se centra! Non solo il dialetto, ma "che" dialetto, visto che il soggetto è Angelo Canossi, massimo poeta bresciano e, non sono il solo a dirlo, tra i massimi che la storia ci ha lasciato.
Lo spettacolo, magistralmente realizzato da Tiziano Cervati e Fulvio Anelli, due splendidi attori-cantanti-musicisti, è dichiaratamente un omaggio monografico al grande letterato. Qua e là inframmezzate da ottimi esempi di canto popolare e da brani strumentali originali liberamente ispirati, nonché da puntuali e documentatissimi commenti (curiosità, aneddoti e notizie biografiche), indiscussa protagonista è la Sua poesia. E che poesia! "La madóna del dutùr", "Le carmelitane a la mèsa de S.Faüstì" , "Moral a lencontrare", "Le distrasiù de Don Giacom", Lubitì", "Du nì al ciar de lüna", tutta la serie del grande "Rassega", solo per citarne alcune, interpretate con straordinaria abilità, sensibilità e passione dagli artisti, hanno letteralmente avvinto il numerosissimo pubblico presente.
In quellora e mezza si è riso, pianto, pensato, imparato ed alla fine, se ne voleva ancora, visto che, dopo un bis acclamato a gran voce (splendida "La pöa" proposta), nessuno pareva avesse intenzione di andarsene ed, anzi, tutti volevano esprimere il proprio entusiasmo nei capannelli formatisi spontaneamente o attorno ai protagonisti.
E stato un gran teatro, come da molto tempo, anche un incallito come me, non ne vedeva. Bello, vero, pulito ed essenziale, pieno di contenuti e di emozioni e senza nulla che potesse offendere il buon senso. Andatelo a vedere: ce ne sarete grati.
Domenico Baronio
Musicista, ricercatore, attore e regista
Dove |
Quando |
Teatro/Sala |
Borgo San Giacomo |
24-11-2001 |
Teatro Zamboni |
Padernello |
23-12-2001 |
Osteria "El Vegnòt" |
Soresina (Cr) |
01-02-2002 |
Salone GTCP |
San Paolo |
23-03-2002 |
Auditorium Comunale |
Borgosatollo |
20-04-2002 |
Centro Sociale |
Lograto |
30-08-2002 |
Giardini di Palazzo Calini Morando |
Coccaglio |
31-08-2002 |
Piazzetta del Castello |
Verolanuova |
26-10-2002 |
Auditorium della Biblioteca (brani) |
Salò |
08-11-2002 |
Teatro Cristal |
Adro |
22-12-2002 |
Palazzo Dandolo |
Verolanuova |
10-01-2003 |
Auditorium di Palazzo Gambara |
Verolanuova |
25-01-2003 |
Auditorium di Palazzo Gambara |
Villanuova sul Clisi |
14-02-2003 |
Teatro Corallo |
Verolanuova |
15-06-2003 |
Piazza Malvestiti (brani) |
Berlingo |
12-07-2003 |
Piazza Paolo VI |
Clibbio di Sabbio Chiese |
08-08-2003 |
Cortile del Centro Parrocchiale |
Bovegno |
16-08-2003 |
Chiesa di San Rocco |
Brescia - Villaggio Badia |
07-11-2003 |
Sala dell'Oratorio (brani) |
Brescia |
01-12-2003 |
Auditorium San Barnaba |
Rivoltella del Garda |
01-02-2004 |
Auditorium San Michele |
Desenzano del Garda |
24-02-2004 |
Park Hotel |
Volongo (Cr) |
10-12-2004 |
Palazzo Folcieri |
Lo spettacolo ha una struttura modulare e può essere rappresentato ovunque.
Previo accordo può essere adattato a varie esigenze;
Nessuna esigenza tecnica particolare, salvo una pedana illuminata di almeno m. 4x3 in luogo acusticamente adatto;
I costi, molto contenuti, variano solo in caso di esecuzione in spazi vasti dove necessita un impianto di amplificazione.
In tal caso il costo di noleggio dell'impianto è a carico del committente;
Lo spettacolo può essere eseguito, su richiesta:
- anche utilizzando alcune registrazioni originali della voce del poeta, incise a Verolanuova nel 1942 da Giuseppe Gandellini;
- in una versione più complessa con l'utilizzo di impianto luci e audio. In tal caso i costi sono lievemente superiori.
Durata: 1 ora e 20 minuti senza intervallo
Tiziano Cervati via Dante, 58 - 25028 Verolanuova (Brescia) tel. 333 4074951 | tix@verolanuova.com
di Rino Bonera
Angelo Canossi era nato a Brescia il 23 Marzo del 1862 da Carlo e Teresa Viviani, primo di 5 fratelli, di cui una sorella.
Dopo le scuole primarie passò al ginnasio in città e quindi al liceo di Desenzano. Si iscrisse poi allistituto superiore di letteratura a Firenze senza, peraltro, conseguire la laurea. Frequentò a Parigi la celeberrima università della Sorbona (1882) e per circa due anni viaggiò per mezza Europa scrivendo alcuni brillanti
servizi giornalistici.
Tornato a Brescia nel 1884, con impegni diversi vi rimase fino al 1936, anno in cui si trasferì definitivamente a Bovegno dove, in precedenza, era solito soggiornare nei periodi estivi. Tornò a morire a Brescia, dove cessò di vivere il 9 Ottobre del 1943.
Ora riposa nel cimitero di Bovegno, paese al quale ha voluto legare la sua opera.
Questa in breve la sua biografia nella quale manca ogni riferimento alla sua attività letteraria alla quale dobbiamo, pur succintamente accennare.
Dopo il suo ritorno a Brescia dalla Francia nel 1884, fu per alcuni mesi direttore del settimanale bresciano "La Sentinella". In seguito diede vita ad un periodico umoristico: "Guasco", un quindicinale che poi divenne quotidiano di informazione. Curò inoltre altre pubblicazioni minori.
Soltanto nel 1914 comparve in volume la prima raccolta delle sue poesie dialettali, una serie che si andò sempre più infittendo e che lo porterà negli anni alla partecipazione al 1° Congresso Dialettale tenutosi in Milano nel 1925. Per lui fu un successo totale e se in seguito a tanto il suo nome non ebbe adeguata eco lo si deve in massima parte alla scarsa accessibilità del dialetto bresciano.
DallAteneo di Brescia ebbe anche lincarico di allestire il vocabolario del dialetto bresciano, opera che non riuscì a concludere.
Fu feconda comunque la sua attività dartista nella quale si può cogliere il di lui trepido culto degli affetti e del ricordo.
Ma un altro poeta dialettale bresciano, Aldo Cibaldi, ha scritto che Canossi fu un uomo terribilmente solo che aveva sempre nascosto gran parte di sé dietro unarguzia che sentiva quasi dobbligo.
Aldo Cibaldi, con vena quasi poetica, nella prefazione di Melodia e Congedo scrisse:
"Si era di settembre, una domenica di tanto sole. Tornavo di lontano dopo unassenza di tre anni. Trovai il poeta sul viale di Bovegno tra gli ippocastani che erano cresciuti a dismisura insieme alla sua vecchiaia. Passeggiava leggiucchiandosi Marziale, con il bastone di corniolo stretto sotto lascella, il solito sacco da montagna vuoto che gli pendeva dalla spalla sinistra. Aveva la sagoma secca di sempre, camminava trascinandosi. Le guance gli si erano molto succhiate, percorse verticalmente da rughe più fonde e patinate da una tinta terrea. La fronte pareva aver guadagnato in ampiezza, ma sotto il ponte delle orbite affossate lo sguardo gli si impigriva in un continuo velo di stanchezza. A tratti acquistava una fissità rassegnata; apriva le labbra come a fatica e cercava fiato in una sosta. Si sedette infine sul muricciolo, io gli rimasi davanti allimpiedi. Sotto di noi biancheggiava il cimitero. Indicandomelo dun tratto disse "Mi hai cercato a casa, ma da mesi ho rinunciato alla siesta per il sole, il mio ultimo sole, mentre fra poco faró "fiùr dè durmide!"
Come ho già detto, ora certamente dorme sonni tranquilli dai quali, forse, lo potrebbe svegliare soltanto chi, prendendo in mano una sua poesia e pretendendo leggerla senza la passione che lha ispirata ne deformerebbe significati e sentimenti. Dico ciò perché era anche questa una preoccupazione del Canossi che laveva manifestata apertamente quando, rivolgendosi ai vari Bortolini, e cioè rivolgendosi a coloro che non essendo per nulla attori pretendevano di essere capaci di leggerle, ebbene a costoro così disse:
"Car èl mé Burtulì, sté liber l-hó scrit mé,
e, sè tè l lèzet bé, mé nó ghó gnènt dè dì:
ma sè tè l lèzet mal, fiöl car, alura pò
fal pör passà pèr tò, chè tè mè fé n regàl".
Ma io sono certo che per come esse saranno interpretate in palcoscenico da Tiziano Cervati e Fulvio Anelli, per come esse saranno lette, il nostro poeta avrà proprio "niènt de dì".
Rino Bonera
di Aldo Cibaldi
dalla prefazione a "Melodia e Congedo"
Brescia - Dicembre 1972
( ) La vita del Canossi fu notoriamente priva di crisi profonde e di varietà stessa dincontri. Dopo una relazione che non vale nemmeno la pena di sottolineare incontra la donna che verrà cantata con lo pseudonimo di Jole. Questo è forse lepisodio più significativo della vita del Canossi fatto di lunga intimità di spirito e riassunto da una preziosissima corrispondenza dalla quale traspare unuguale nota di calda seppure delicata affezione.
"Oh, prodigiosa donna, oh, sfinge, oh dea, o Jole dolce e rara, oh senza fine cara, o radiosa, o aulente, o sacra idea".
Una cascata di vocativi e di esclamativi, una pioggia di versi aulici, un lungo, interminabile tormento damore fatto di notti insonni trascorse a scrivere, di mattini foschi passati a bruciare le poesie appena compiute, di giorni impiegati a ricomporre le rime sopra le liriche appena date alle fiamme. Insomma, unossessione quella del Canossi. Il nostro poeta dialettale aveva 43 anni quando, per amore di una maestrina di ventanni più giovane, snaturava la sua anima gentile, ironica e popolare e rispolverava ricordi stilnovisti e forse anche dannunziani e vergava di getto versi su versi.
Quando dopo molti anni questo sentimento stava per concretizzarsi in una unione coronata dal matrimonio fu il Canossi stesso a tirarsi indietro e preferire che rimanesse, fra lui ed Ircea, niente più che una fraterna amicizia. Dunque era solo il patimento lessenza e tutta la misura del suo amore.
E quello del Canossi fu un amore delicato, nutrito di buone letture ma anche acceso dalla passione e restio a fare i conti con la realtà. Per lui Jole era lessenza stessa della bellezza e nessun verso, per quanto sublime, lavrebbe potuta cantare. Lei era nientemeno che il paradiso dopo una notte di tormenti; era la sua Beatrice, la sua Laura cui dedicare desolati canti.
La divina dal celeste viso e dai dolci e chiari occhi, Ircea Poloni che, come dicevo, fu cantata dal poeta col nome di Jole, conservò una miriade di messaggi in versi fino al 1974 quando morì alletà di 90 anni. Per sua disposizione una nipote ne bruciò una intera valigia. E fu tra il 1914 e il 1916, che è appunto il tempo più particolare dellincontro con Iole che il poeta si dedica alla lirica amorosa, della quale, purtroppo, dal punto di vista dialettale, non ci sono pervenuti che i due sonetti di "Congedo" "El cör che pica ai védre" e "Oh, didì bei".
E il poeta stesso che in una lettera a Jole ci informa di aver distrutto molti pezzi e, forse, lultimo misfatto del genere risale al 1916: a Edolo, un mattino destate, disperse nellOglio lultimo ciclo di sonetti superstiti. Momenti di sfiducia o incontentabilità di artista.
E da dire comunque che le pagine in lingua di Angelo Canossi sono solo di semplice interesse biografico e niente aggiungono alla biografia lirica tracciabile sulla scorta dellopera dialettale. Le poesie in lingua sono addirittura controproducenti perché non resistono nemmeno al più accomodante giudizio di valore. Sono semplici esercitazioni letterarie di un certo sapore petrarchesco e più niente vi si riconosce o vi si trattiene della tipica e impagabile gioventù di spirito del poeta di Melodia e Congedo. Sono insomma lo scantinato di un edificio ma sordo ed estraneo alla vita del complesso.
In pratica, Canossi quando fa della poesia servendosi della lingua italiana è pressapoco un povero dilettante. Quando invece maneggia il dialetto è un signore splendido, padrone di tutti i sussidi e di tutte le virtù del mezzo espressivo che impiega. (...)
Aldo Cibaldi
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