Sant'Arcangelo Tadini                                 Angelo di Verola
Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II


da, Sermones,
Archivio Suore Operaie, Botticino Sera

(AI: Sermones, ASO Botticino Sera)

Scritti e Omelie

L'EUCARESTIA

Omelia 

L'EUCARESTIA

Benché il sole sia sempre ammirabile in cielo per la sua gran luce e per i suoi benefici influssi, non mai però è più mirato e più ammirato dal mondo come quando si eclissa, e si oscura.... Or benché Iddio, Sole unico e trino della Divinità, si sia mostrato sempre ammirabile in tutti i suoi attributi ed in tutti i benefici più rilevanti che ha fatto al mondo, tanto più deve ammirarsi da noi quando istituì la SS.ma Eucarestia ed in essa in certa maniera, si eclissò e si nascose sotto i sacri accidenti.

Oh che gran meraviglia fu questa, con cui parve che Iddio mettesse l’ultimo confine alla carità sua infinita verso l’uomo! Parve che Ei si occultasse sotto gli Azzimi sacri, ma allora appunto svelò meglio tutte le sue divine perfezioni! Svela la sua onnipotenza, per i miracoli che l’Eucarestia contiene. Svela la sua sapienza per il modo ammirabile con cui si comunica all’uomo, svela la provvidenza, con cui soccorre ai nostri bisogni, ma sopra ogni altro svela la sua carità per gli eccessi di benignità che il Signore ci dimostra in questo Sacramento....

Ora a me succede come a Mosè sul monte Oreb, quando egli voleva accostarsi al misterioso roveto che andava tutto in fiamme, senza abbruciarsi, e sentì di colà la voce di Dio che disse: fermati, non ti accostare, levati i calzari dai piedi che questa terra è santa. Mosè allora si prostrò a terra, si coprì con ambe le mani il volto e non ardiva alzare un occhio a mirare Iddio in quel roveto nascosto. E potrò io apprestarmi a Dio velato sotto sì gran mistero? Oserò io parlarne, e parlandone che ne potrò mai dire, quando Crisostomo lo chiama Sacramento ineffabile, S. Cirillo incomprensibile, S. Tommaso inesplicabile? Con tutto ciò siccome Gesù Cristo è qui tutto amabilità e dolcezza e si contenta, anzi vuole che conosciamo la finezza dell’amor suo infinito verso di noi, pieni di riverenza e di fede, mettiamoci pure ad esaminare le immense grandezze che in sè contiene questo gran Sacramento …

…A Salomone dopo aver fabbricato il Tempio gli pareva impossibile potesse abitarvi Dio. Or che direbbe vederlo adesso non solo abitare, ma stare dentro l’uomo? E a quali uomini dispensa egli questo incomparabile favore? Forse solo ai Papi? ai re, ai Santi? Tutti, poveri e miserabili.., va a trovarli negli ospedali, nelle carceri, nei tuguri e perché ognuno goda sceglie materia più ovvia e dà a tutti i Sacerdoti la potestà. Di più si contenta di star chiuso... perché vadano in ogni ora a trovarlo. Qual re farebbe, non dirò altrettanto, ma la metà per i suoi vassalli? E poi... comunicarsi anche alle anime tiepide, indisposte, peccatrici, sacrileghe, poiché povertà e miseria non spiacciono a Dio ma tiepidezza e malvagità gli sono abominevoli -. Ed è giunto a pascere con le sue carni divine e a dissetare col suo sangue anche i peccatori più ingrati …

Dio per dar se stesso a noi adopera e unisce insieme tanti e sì stupendi miracoli, che può ben dirsi come lo chiamò in spirito il santo profeta Davide, un memoriale, un compendio di tutte le opere più meravigliose che abbia mai fatto...

.....E’ certo che la liberalità nel donare è contrassegno di amore di chi dona verso chi riceve il dono, e quanto più è grande e prezioso il dono altrettanto è più sicuro l’amore. Questa verità però che può fallire nell’uomo, che tante volte è diretta da fini interessati, ambiziosi e perversi, non può mancare in Gesù Cristo che è la stessa verità per essenza. Or bene chi sarà capace di misurare l’amore di Gesù Cristo mostratoci nella santa Eucarestia?

Che cosa ci dona? Forse pane che nutrì 5000 nel deserto, forse vesti che santificò col suo tatto? Sarebbero doni preziosissimi qual pregio il sudano dove è impresso volto’…. Ma ben altro.

Gesù Cristo sotto le speci del pane e del vino ci dà tutto se stesso, corpo, sangue e anima….

E che può mai l’uomo desiderare più di questo! Sorte invidiabile per Maddalena, lavare i piedi di Gesù. Maggior per Tommaso che con un dito toccò le piaghe. Più ancora per Giovanni che poté adagiare il capo sul petto di Gesù. Ma che è mai questo in confronto al ricevere Gesù Cristo mentre possiamo dire: Tutto Dio è fatto mio, tutto Dio sta dentro di me.

E notate o miei cari il tempo in cui ci fece questo dono.

Non quando il popolo gli correva dietro.... Non quando il popolo lo acclamava... Non quando entrò in Gerusalemme…

Ma quando si tramava alla sua morte…

E non solo la grandezza del dono, e la circostanza del tempo ci provano l’eccesso dell’amore di Gesù nella santa Eucarestia, ma pure il modo da Lui pensato nell’istituzione di questo Sacramento. Chi non vede che per istituirlo gli convenne sorpassare con un cumulo di prodigi tutte le leggi della natura, impiccolendo la sua sovrana grandezza, eclissando la sua infinita maestà, e nascondendo la sua gloria sotto il velo di pochi oscuri accidenti?

MOLTIPLICAZIONE DEI PANI

Gesù riempita tutta la Galilea della fama dei suoi prodigi, aveva ispirato ai popoli una grande fiducia nell’efficacia del suo potere e nella tenerezza della sua bontà, che non poteva più in nessun luogo mostrarsi senza che quei popoli non accorressero a Lui in gran folla da tutte le parti. Per cui non ci dobbiamo meravigliare se, come racconta san Giovanni nel suo Evangelo al capitolo 6, appena ebbe il Signore valicato il mare di Tiberiade, noi lo vediamo tosto, attorniato da una moltitudine immensa di popolo. Questa gente sapeva per prova i grandi miracoli che il Salvatore aveva operato a pro di tanti infermi, ed era sempre certa di ottenerne dei nuovi. Invano perciò Egli si ritira sul prossimo monte: non si era ancor posto un istante a sedere in compagnia dei discepoli, che alzando gli occhi si vide attorniato da un gran popolo. Erano circa 5.000 uomini; il sole declinava e si faceva sera. L’occasione parve propizia a Gesù che per mezzo d’un miracolo voleva prepararci a crederne a un altro ancor più strepitoso. Onde si rivolse a Filippo dicendo: - Come faremo a comperare il pane per satollare tanta gente?- In verità - o Signore - risponde Filippo - duecento denari non basterebbero per dame un pochino a ciascuno. – Eppure - riprende Gesù - questa gente bisogna che mangi.-

Allora Andrea si fece avanti a dire: - E’ qui un fanciullo che ha seco cinque pani e due pesci; ma questo che cosa è mai per tanta gente?- Bene - soggiunse Gesù - portate a me quei pani e quei pesci e fate sedere tutto questo popolo.

Come tutti ebbero preso posto G. Cristo prese quei pani, alzando gli occhi al cielo e rendendo grazie al suo Divin Padre lo benedice, lo spezza e comincia a passarlo agli Apostoli, perché gli Apostoli lo distribuiscano al popolo. E, oh ammirabile portento! Questo pane benedetto ed infranto dal Signore si moltiplica nelle sue mani divine. Sempre egli ne porge agli Apostoli, e gli Apostoli ne danno sempre al popolo, e le mani del Signore e degli Apostoli ne sono sempre colme.

Lo stesso fa pure dei pesci; li prende in mano, li benedice, li divide, li moltiplica e dagli Apostoli li fa distribuire al popolo, sicché tutta quella gran turba non solo mangiò del pane e del pesce prodigioso ma ne rimase mirabilmente confortata e satolla. Allora riprese a dire il Signore ai discepoli: - Via raccogliete tutto ciò che è avanzato perché non vada a male.- E si riempirono dodici cesti fino al colmo; eppure non erano stati che cinque pani e si era di già saziato un gran popolo. Attonita ne resta la moltitudine davanti a sì grande prodigio. Ella è fuori di sé dalla meraviglia. E questo deve succedere anche a noi. Portentoso è il miracolo. Ma non dobbiamo fermarci alle meraviglie, dobbiamo penetrare più dentro e vedervi il fine per il quale fu operato. Gesù Cristo volle disporre la nostra fede a credere a un altro portento ancor più meraviglioso qual’è quello della santa Eucarestia.

Narra san Giovanni che il giorno dopo in cui il Signore con cinque pani satollò quasi dodicimila persone, mentre i Giudei erano ancora sotto l’impressione di questo portento e avevano, dirò così, in bocca il sapore del pane miracoloso, Gesù Cristo vedendoseli ancora intorno, disse: - In verità io conosco donde venga questo vostro trasporto per me; è tutto interessato e terreno. Voi mi cercate non già perché i miracoli che mi avete veduto fare vi hanno fatto credere in me; ma perché avete mangiato il mio pane e ne siete stati soddisfatti e satolli. Vi avverto però a procurarvi prima che il cibo del corpo il cibo dell’anima, prima che il cibo materiale onde vivere nel tempo, l’alimento spirituale che vi farà vivere per l’eternità, ed io ve lo darò questo cibo misterioso; poiché colla moltiplicazione dei pani il Padre mio ha voluto darvi come il suggello ed il pegno del pane spirituale e divino che io vi prometto.

Notate quanto magnifica e preziosa è questa espressione del Salvatore per farvi conoscere che il miracolo della moltiplicazione dei pani è la figura del miracolo ancor più grande della moltiplicazione del suo SS.mo Corpo nell’Eucarestia. Il Padre celeste mise il sigillo. Il sigillo serve e a darci l’impronta, e ad autenticarci le carte sopra cui s’imprime. Dunque col mettervi il sigillo ce ne diede la figura, l’immagine e insieme la prova della verità. Ha voluto che il pane materiale gratuitamente dispensato ad un popolo intero nel deserto, fosse la somiglianza di un pane incorruttibile, eterno, immortale che Egli darebbe agli uomini nel deserto di questa vita. Ed infatti questo pane che conservando la sua unità sazia dodicimila persone rimane intero; un pane dico che, dopo essere stato mangiato da una sì grande moltitudine, non si consuma ma resta, sussiste ancora.

Quale immagine più fedele, quale figura più espressiva dell’Eucarestia nella quale il Corpo SS.mo di Gesù pane spirituale, celeste e divino, restando incorruttibile né soffrendo diminuzione e spartimento di sorta alcuna conserva la sua unità, la sua integrità e serve a saziare tutto il popolo cristiano. Oh bella figura che ci rende sì chiaro ed evidente il miracolo della moltiplicazione del suo Corpo. Inoltre non creò dal nulla un nuovo pane, ma moltiplicò lo stesso e medesimo pane che dagli Apostoli aveva ricevuto. E così nell’Eucarestia, non aveva già Egli nuovi Corpi uguali al suo, ma moltiplica il suo medesimo corpo in tutte le ostie. Come le dodicimila persone saziate col pane miracoloso non si cibarono d’un pane fantastico e immaginario, ma di quel pane medesimo che il fanciullo portava seco apprestato dagli Apostoli e moltiplicato da Gesù, così i fedeli nell’Eucarestia non prendono un corpo ideale somigliante, ma lo stesso identico Corpo del Signore moltiplicato dalla stessa potenza Divina che moltiplicò il pane. E perciò questa moltiplicazione fu ancora una prova autentica della verità dell’Eucarestia....

...Un Dio prigioniero nel Tabernacolo è tale prodigio che tiene sospesi i Cherubini con le ali.

Gesù che discende obbediente si immola. Noi Io vediamo tutti i giorni nella 5. Messa.... E quell’uscire dal Tabernacolo per entrare nel nostro petto è cosa sì stranamente nuova che al primo udirlo gli Apostoli rimasero atterriti Maestro noi mangiare vostre carni?...

…Chi è là in quell’ostia? Un principe abbandona la reggia e sta in carcere. Un Dio lascia il trono e si fa prigioniero e dai cancelli invita: devo parlarvi di me - abbiate fiducia - venite soli, - a piene mani parlatemi di voi – esponete - querelatevi - sono Padre, insistete - battete - non cessate neanche quando intimerò di perdere gli empi - Cederò.

La madre pensa al bambino, lo sposo alla sposa; ma Gesù li sorpassa nel voler star con noi. E così muore, vuoi stare insieme perché madre, perché fratello. Rompiamo il velo, perché vuoi star con noi, ma noi non siamo buoni. Oh mistero!

Può la mente fissarsi un istante e non perdersi? Può il cuore sentire questo amore e non fremere? Là è Gesù che ripete come alla Samaritana - se tu sapessi il dono di Dio - Parliamo di Lui, ci sente, ci vede, e quella certa commozione che proviamo è Gesù che ci parla. I discepoli di Emmaus dicevano che a parlar con questo pellegrino si ha gioia - non volevano staccarsi, non sapevano di parlare con Gesù, non io conobbero.

Gesù ci vede, ci sente, ma che dico, noi formiamo l’unico suo pensiero e premura, il nostro amore lo trattiene La nostra vicinanza lo incatena

Non stanchiamoci di contemplare il mistero che non è solo d’amore ma d’umiliazione, Ieri ammirammo la sua umiliazione nel nascondersi sotto le sembianze di un bambino, ma lì c’era qualche cosa:  si scorgeva la vita. Là nell’ostia gli batte il cuore, la mente pensa sia ben quello che si mostrò tante volte sotto le sembianze di un tenero bambinello; tanti santi ebbero la gioia di vederlo.

Si, Gesù vive glorioso, ma fa un miracolo perché al di fuori non compaia nessun segno di vita e qui consuma il maggior dei prodigi per nascondersi.

Sapete trovare dove Dio si nasconde in terra più che nell’Eucarestia? in nessun luogo è così nascosto come nell’Eucarestia. Perché altrove è un Dio che intima legge, qui è un Padre che sfoga il suo amore, altrove vuoi far dei credenti, qui siede per aver degli amanti; altrove è vita di potenza e di gloria, qui d’amore e d’umiliazione.

 AI: "Sermones", ASO Botticino