Sant'Arcangelo Tadini                                 Angelo di Verola
Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II


da, Sermones,
Archivio Suore Operaie, Botticino Sera

(AI: Sermones, ASO Botticino Sera)

Scritti e Omelie

SULLA GRANDEZZA DI
SAN GIUSEPPE
PATRIARCA

Omelia

Se vi fu occasione in cui presentandomi a voi amatissimi fratelli, io abbia temuto di venir meno al mio compito, è proprio questa in cui vengo a parlarvi e a tesservi l’elogio del Santo Patriarca e universale protettore della Chiesa Cattolica: San Giuseppe.

Lo so che tanti cristiani cercano ed ammirano solo ciò che sorpassa i consueti limiti della natura, e sono bramosi soltanto di ciò che diventa per loro nuovo, inaspettato e stravagante. A molti cristiani sembra di non ravvisare la santità se non vedono la natura tutta sconvolta per dar luogo ad opere grandi e strepitose, inconcepibili e strane. Essi non sanno riconoscere il dito di Dio se non vedono prodigi e miracoli. E non lo riconoscono un grande santo se in lui non vedono alcunché di straordinario.

E’ di san Giuseppe che io questa mattina ho la gioia di potervi parlare. Appena mi colse il pensiero di questo giorno, pensai sotto quale aspetto presentarvelo perché le mie parole vi siano di profitto. Ma nelle Scritture trovo solo: "Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria dalla quale è nato Gesù..". Esse parlano dei patriarchi, dei Profeti, degli Apostoli, dei Confessori e Martiri, ecc.; ma di Giuseppe non altro che "Sposo di Maria"

E così della Madonna: "Vergine dalla quale è nato Gesù".

Ragione semplicissima. Come della Madonna non v’abbia lode più bella che "Vergine dalla quale è nato Gesù" così lo è per San Giuseppe.

Grande patrocinio accorda Giuseppe ai suoi devoti.

Non gli manca il potere: Gesù in terra volle essere suo Figlio, in cielo non gli nega nulla.

Non gli manca volere perché ama teneramente i suoi devoti.

Il culto a Giuseppe ebbe principio da Gesù che benedicendolo promise benedizione a quanti lo avrebbero onorato. Gregorio XV e Urbano VIII ne fissarono la festa di precetto. Molte Congregazioni sono sotto la sua protezione.

L’8 settembre 1870 Pio IX lo proclamò patrono universale della Chiesa.

Potendo scegliere in una corte un amico, chi non sceglierebbe il più amato e favorito dal principe? Con la devozione a san Giuseppe ci procuriamo la protezione di un santo che non ha uguali.

Ioseph homo iustus: Giuseppe non pronunziò mai parola oziosa, men cauta o di mormorazione. Ebbe pazienza nella povertà, nei travagli, nelle fatiche, nelle ingiurie. Accettò sempre con rassegnazione la volontà di Dio.

Primi devoti di Giuseppe furono Gesù e Maria, poiché devozione è onorare, obbedire, servire e invocare.

Si racconta che Egidio di Taranto tra le altre virtù aveva devozione a Giuseppe. Un dì tralasciò la sua devozione per grande stanchezza. Giuseppe lo sveglia dicendo levati e recita. Non aveva spento il lume e il fuoco stava divampando.

Lo Spirito Santo tesse la sua genealogia: Profeti e Re sono i suoi antenati.

Come a custodir il Paradiso terrestre il Padre pose un cherubino, così a custodir Maria pose Giuseppe.

LA DEVOZIONE A SAN GIUSEPPE

 Buono ed eccellente è senza dubbio, o cari, la devozione al nostro Angelo custode il quale, seguendoci sempre nel cammino della nostra vita, ci protegge sempre da tutti i pericolosi agguati del nostro infernale nemico, ci difende negli assalti coi quali il demonio ci assale e così ci conduce al cielo.

Buone ed eccellenti sono tutte le devozioni verso tutti i santi, perché tutti in cielo sono impegnati a favore dei loro devoti e non cessano mai di pregare e domandar grazie per coloro che ad essi ricorrono. Ma la più buona e la più eccellente di tutte è la devozione al grande patriarca S. Giuseppe del quale oggi la Chiesa celebra il suo patrocinio.

La devozione a S. Giuseppe, da quando la religione cattolica esiste, fu sempre cara a tutti i veri cristiani. Ora poi che l’infallibile oracolo del Vaticano proclamò Giuseppe patrono della Chiesa universale, tutto l’Episcopato cattolico e con questo tutti i popoli e le genti cristiane, facendo eco alla voce del gran Pontefice Pio IX, sparse la devozione a san Giuseppe ovunque risuona il nome di Cristo. In quasi tutti i paesi si sono erette confraternite, stabilite compagnie, inaugurate accademie, scuole e società sotto gli auspici di questo grande protettore S. Giuseppe. Non vi è città o paese, villaggio o contrada che non onora con culto speciale questo glorioso patriarca. In molti luoghi a Lui si consacra un intero mese e in altri si celebra in suo onore per sette domeniche.

E noi, o cari, non faremo nulla per un sì grande santo? E perché non ci uniremo anche noi a tutto l’orbe cattolico e seguendo l’esempio di tanti paesi non faremo festa, e non celebreremo almeno un giorno ad onore e gloria di san Giuseppe? Sì, appunto per questo, interprete dei vostri santi desideri, io presento alla vostra venerazione san Giuseppe perché prostrati ai suoi piedi voi l’abbiate ad eleggere a vostro protettore speciale e perché prendiate per lui una singolare devozione la quale è una ricca fonte di grazie e di celesti benedizioni.

Ecco come S. Teresa si esprime a riguardo di san Giuseppe: "io non ricordo - scrive la santa - di non aver mai domandato una grazia a san Giuseppe che non me l’abbia accordata. Che bel quadro io metterei sotto gli occhi se mi fosse dato di esporre le grazie segnalate con le quali sono stata ricolma da Dio e i pericoli di anima e di corpo da cui sono stata liberata mediante l’intercessione di questo gran santo! Agli altri santi Dio concede grazia di soccorrerci soltanto nel tale o talaltro bisogno, ma il glorioso san Giuseppe, ed io lo so per esperienza, stende il suo potere a tutto. E ciò hanno esperimentato al pari di me altre persone, alle quali io avevo consigliato di raccomandarsi a questo incomparabile protettore... Se io avessi autorità di scrivere, - continua ancora santa Teresa, - oh quante grazie potrei raccontare di cui tante persone sono debitrici a questo gran santo! io vorrei persuadere tutti ad essere devoti di questo glorioso Santo per l’esperienza che ho dei beni che ottiene da Dio; non ho conosciuto persona che davvero gli sia devota, e gli presenti particolari ossequi che non la veda più impegnata nella virtù, perché giova in gran maniera alle anime che a lui si raccomandano. Da alcuni anni, nel suo giorno, gli chiedo qualche grazia e sempre la vedo adempita. Conclude poi questa santa pregando per amor di Dio che ciascuno lo provi, e vedrà per esperienza il bene immenso che procura il raccomandarsi a questo glorioso Patriarca e l’avergli devozione.

Isidoro isolano dice che la devozione a san Giuseppe è la più efficace presso Dio dopo quella di Maria SS.ma e con ragione perché nessun santo può chiedere con autorità di padre se non Giuseppe.

Nessun Santo potrà allegare tanti titoli per obbligare Gesù come san Giuseppe. Nessuno potrà mai dire a Gesù: io ti diedi da mangiare col sudore del mio volto, ti procurai il vitto, il vestito, io ti diedi da bere. Nessun Santo potrà mai dire a Gesù come Giuseppe: io ti ho educato, ancora bambino ti portai con queste mie braccia, io ti trafugai in Egitto e colà ti liberai dalla morte spietata a cui Erode tentava assoggettarti. Io in una parola fui il tuo custode, il tuo padre putativo. E Gesù che non può negare queste obbligazioni e questi favori che da Giuseppe ha ricevuti, non sa neppure negare a Giuseppe niente di ciò che gli chiede. Che se poi Giuseppe chiede qualche grazia a Dio per mezzo di Maria, che cosa potrà mai negare Maria di ciò che gli chiede il suo Sposo? E Gesù come potrà negare quanto gli chiede sua Madre?

E l’Eterno Padre che cosa negherà di tutto quello che gli chiede il suo Figlio? Sì o cari questa è una misteriosa scala a cui se salgono a Dio le nostre petizioni, esse discendono favorevolmente esaudite.

Giuseppe mostra a Maria le mani con cui lavorò per sostentarla, Maria presenta a Gesù il verginal seno con cui lo nutrì, Gesù mostra al Padre le piaghe che ricevette per suo amore e obbedienza. E l’Eterno Padre è costretto a concedere a Gesù ciò che gli domanda, Gesù lo deve dare a Maria, Maria a Giuseppe e Giuseppe ai suoi devoti.

S. Teresa racconta di avere avuta una visione nella quale Maria Vergine così le parlò: "Nell’ultimo giorno quando gli uomini saranno giudicati, gli in felici dannati amaramente piangeranno di non aver conosciuto per i loro peccati questo mezzo tanto valevole ed efficace per la loro salvezza, né di essersene avvalsi come avrebbero potuto per procurarsi l’amicizia del giusto Giudice. Tutti i mondani hanno ignorato i privilegi e le prerogative che l’Altissimo Signore concesse al mio Santo Sposo, e quanto possa la sua intercessione presso la Divina Maestà e presso me; perché ti assicuro figlia carissima che in presenza della Divina Giustizia egli è uno dei più favoriti a trattenerla coi peccatori. Per la notizia e luce che ora hai ricevuto io voglio che tu sia molto riconoscente al Signore, per il favore che ti faccio: ora e in avvenire nel restante della tua vita io voglio che tu procuri di progredire nella devozione e nel cordiale affetto del mio Santo Sposo, benedire il Signore perché fu tanto liberale verso di lui e lo favori di doni e per la gioia che io ebbi di conoscerlo. In tutte le tue necessità avvaliti della sua intercessione e procuragli molti devoti, poiché quanto chiede il mio Sposo in Cielo, tuffo concede l’Altissimo in terra, ed alle sue domande e parole tiene legati grandi e straordinari favori per gli uomini se essi non si rendono indegni di riceverli.

Cosi parlò Maria Vergine del suo Sposo san Giuseppe a S. Teresa e che potrò aggiungere io di più? Che potrò dire io per animar voi ad onorare sì gran Santo? Se ci preme la nostra anima, o cari, è necessario esser devoti di S. Giuseppe. Sì, Giuseppe in Cielo esercita con la sua intercessione quel potere che esercitò Giuseppe del vecchio testamento in Egitto. Voi ben conoscete la storia di questo giovane ebreo figlio di Giacobbe che venduto dagli invidiosi fratelli venne dal Re Faraone innalzato a maggiordomo della sua Casa e presidente di tutta la terra di Egitto. Voi sapete come Faraone si tolse dal dito l’anello reale lo pose in dito a Giuseppe, affinché in nome e con l’autorità sua disponesse e determinasse a suo arbitrio; che comandò a voce di banditore che tutti gli si inginocchiassero, assicurandolo che senza suo ordine nessuno moverebbe piede né mano in tutta la terra di Egitto, chiamandolo nel suo linguaggio "salvatore del mondo". Voi ben sapete come poi nel tempo della carestia portandosi il popolo egiziano a domandar alimenti al Faraone egli rispondeva: "andate da Giuseppe e fate quanto egli vi dirà".

Ebbene o cari Dio ha costituito il nostro Santo come maggiordomo del regno dei Cieli, gli pose l’anello del suo potere nelle sue mani, affinché con la sua intercessione possa ciò che può Gesù con la sua volontà. Dio vuole che si faccia tutto ciò che chiede e desidera san Giuseppe, anzi come dicono molti santi dottori, siccome Gesù per dimostrare la sua riconoscenza a Maria che gli fu Madre, vuole che tutte le grazie che scendono in terra passino per le mani di Maria, così l’Eterno Padre in riconoscenza a Giuseppe che tenne su questa terra "il posto" di Padre presso suo Figlio, in sua vece, vuole che se non tutti almeno molti dei favori celesti passino in terra per le mani di Giuseppe. Vuole che tutti gli uomini lo venerino con grande umiltà.

Dio desidera parimenti che ricorriamo a Giuseppe in tutti i nostri bisogni. Dio come il Faraone agli Egiziani, dice a noi: "andate da Giuseppe, esponete a Lui le vostre necessità e quello che farà Giuseppe sarà ben fatto".

S. Isidoro dice che c’era a Venezia un Cavaliere devotissimo di san Giuseppe, che in suo onore distribuiva molte elemosine, frequentava i suoi templi, adornava i suoi altari, e faceva molte altre dimostrazioni in onore del suo Santo Avvocato. Poi cadde in una infermità ed in essa ebbe maggior premura di cercar rimedi per conseguire la sanità del corpo, che medicine per ottenere la salute dell’anima sua. Si aggravò l’infermità di momento in momento e l’infermo andava a tutta fretta avvicinandosi alla morte senza pensare di confessarsi perché gli amici del corpo e nemici dell’anima per non dargli afflizione non lo avvisavano del suo pericolo. Ma ciò che non fecero i falsi amici lo fece l’amico vero S. Giuseppe, che apparve in sogno all’infermo, l’avvisò del suo stato e gli ordinò che si confessasse, come fece con molto dolore e lacrime e così rese il suo spirito al Signore nelle mani del suo avvocato san Giuseppe, valendogli la sua devozione non meno che l’eterna salute. Chi dunque di voi non propone di essere devoto di S. Giuseppe?

I primi devoti di S. Giuseppe furono Gesù e Maria essi furono i primi che l’invocarono nei loro travagli e necessità; or chi non terrà per grande onore l’essere devoti di un Santo di cui furono devoti Gesù e Maria?

Oh ricorriamo a S. Giuseppe con tutta la fiducia ed esperimenteremo il suo favore come tutti i suoi veri devoti hanno toccato con mano e ciò che non abbiamo conseguito per mezzo di altri santi, l’otterremo per l’intercessione di questo gloriosissimo Patriarca, che è molto potente presso Dio.

Chi vuoi conservare la sua verginità, chi vuoi ottenere umiltà, pazienza, obbidienza, carità e ogni altra virtù, ricorra a S. Giuseppe.

Chi si trova in qualche afflizione si raccomandi a san Giuseppe perché, da ciò che egli stesso ha patito, ha imparato a compatire gli afflitti.

Coloro che viaggiano prendano per guida Giuseppe, lo scelgano per compagno....

AI: "Sermones", ASO Botticino