La parrocchia di San Lorenzo in VerolanuovaAngelino.gif (995 byte)

donluigi-01

12 Ottobre 1975 - 12 Ottobre 2000

Grazie
don Luigi

Ispirato all'inserto allegato a:
"L'Angelo di Verola"
Anno XXV n° 10 Ottobre 2000

.

Sommario

- A mo' di introduzione
- Decreto di nomina
- La Benedizione del Santo Padre
- Dal discorso d’ingresso
- Dal Vescovo di Brescia   (Mons. G. Sanguineti)
- Dal Vescovo Ausiliare   (Mons. V. Olmi)
- Dal Vescovo di Lodi   (Mons. G. Capuzzi)
- Don Luigi Lussignoli ricorda
- Le pinzette   (R. Bonera)
- Il Consiglio Pastorale ringrazia   (M. Bertoni)
- Le nozze d’argento...   (Cons. A. E.)
- Dall’Oratorio   (J & J)

- Come eravamo   (Le Suore)
- Dalla S. Vincenzo
- Dall’Equipe Notre Dame   (Maria & C.)
- Dal Gruppo “Conoscerci”
- Dal Mondo del Lavoro
- Cuore di prete   (E. Morosi)
- Missione  (E. Morosi)
- Grazie don Luigi! (I preti)
- Da...Don primo Mazzolari
- Dedicato a Don Luigi (Cruciverba)
- L’omaggio di Massimo Calvi
- Programma dei Festeggiamenti

.
Servizio Fotografico
Il mio prevosto...è un prete!
25 anni raccontati dalle immagini
(T. Cervati)   


A mo’ di introduzione
di Don Giovanni Gritti

Parroco da venticinque anni! Don Luigi (monsignor Luigi) arrivò a Verola mentre era in corso l’Anno Santo del 1975, indetto da Paolo VI, papa bresciano: viene festeggiato per questa ricorrenza mentre è in corso l’Anno Santo del Duemila, il Grande Giubileo del millennio. Del resto, venticinque anni di presenza non sono essi stessi, a loro modo, una ricorrenza giubilare? Un giubileo “d’argento”, per i venticinque anni di “nozze” tra un pastore e la comunità che è stata affidata alle sue cure. Se il sacerdote, il parroco in specie (che a Verola nomasi “Prevosto”), è segno di Cristo Gesù, pastore e capo, ce lo rappresenta anche in quanto Sposo della Chiesa, per la quale Egli ha dato la sua vita, al fine di farsela comparire davanti senza macchia né ruga (cfr. Ef. 5, 25-27). Venticinque anni di sposalizio: è festa sia per lo “sposo” che per la “sposa”.
Lo “sposo” ha continuamente onorato la sua “sposa” nell'esercizio della dedizione instancabile, che è stato un continuo “farle festa”. Ora è la “sposa” che fa festa al suo “sposo” e pastore.

Una considerazione: festeggiare il venticinquesimo o il cinquantesimo di ordinazione di un sacerdote è cosa che riguarda la persona in sé, indipendentemente da ciò che essa ha fatto o sta facendo. Quando si incontra qualcuno che festeggia una sua ricorrenza personale, fosse anche uno sconosciuto, non gli si negano gli auguri se ci si trova nell’occasione di porgerglieli. A maggior ragione, non mancheremo certo di organizzare una festa per il prossimo cinquantesimo di Messa di don Luigi.
Ritengo invece che ricorrenze come questa che ci accingiamo a celebrare non sia opportuno nascano per iniziativa dei preti, sebbene anch’essi possano essere oggetto delle cure pastorali - “sponsali” del parroco, e anch’essi gli debbano riconoscenza; di lui però sono anche i più diretti collaboratori e perciò partecipi delle sue responsabilità e delle sue cure verso i fedeli della Parrocchia. Si potrebbe cadere nel rischio di una sorta di autocelebrazione di categoria. Feste come queste, se devono essere, bisogna che nascano dalla gente, nella misura in cui essa sente che è giusto dire grazie al Signore per il dono che le ha fatto e continuamente le fa nella persona del suo parroco e che è bello far sentire a lui che è contenta di averlo come pastore e lo ringrazia per il bene e la grazia dei quali è stato tramite, per le energie profuse senza riguardo per sé, per il desiderio e l’impegno di far crescere nella nostra Verola la vita cristiana, per le contrarietà subite e accettate nell’esercizio del ministero pastorale.
Accadde così per il “decimo”: non se ne fece nulla alla scadenza naturale, poiché si udì solo qualche timido accenno da parte di una persona o l’altra. Ma un gruppo di laici ad un certo punto si pose il problema, si incontrò, diede vita ad un comitato e così, con tre anni di ritardo, si celebrò il decimo anniversario dell’ingresso di don Luigi nella Parrocchia.
All’inizio di quest’estate qualcuno ha iniziato a muovere le acque, le quali sono diventate più che agitate, complice l’inattesa onorificenza ecclesiastica del monsignorato. Si è creato un comitato, rappresentativo di varie realtà della parrocchia, che si è incontrato, ha discusso, programmato. Ed eccoci qui, ad annunciare i festeggiamenti previsti per il secondo fine settimana (mi si perdoni la parentesi: non suona meglio l’espressione che ho appena usato rispetto al poco elegante e maniacalmente inglese week-end?) di ottobre.

Ci sono poi queste pagine de “L’Angelo”. Non potevano certo mancare su questo organo di stampa voluto da don Luigi, che ne è, come dire, il papà. Anche in queste pagine, la voce prevalente non è quella dei preti, ma della gente, per gli stessi motivi che ho indicato sopra.

Troviamo la voce di alcune realtà della parrocchia, tra le quali il Consiglio Pastorale Parrocchiale, che tutte le altre realtà presenti in parrocchia compendia, l’Oratorio e alcuni associazioni, quelle che, sotto il segno dell’urgenza in cui sono nati questo numero de “L’Angelo” e l’inserto che state leggendo (5-6 giorni, pieni delle corse di don Paolo tra un vescovo e l’altro), siamo riusciti a interpellare.

Certo, non potevamo non chiedere a qualcuno dei nostri diretti superiori un saluto che esprimesse la loro partecipazione alla festa della nostra comunità: troviamo così le parole di mons. Giulio Sanguineti, nostro Vescovo, di mons. Vigilio Mario Olmi, Vescovo ausiliare e Vicario generale, di mons. Giacomo Capuzzi, Vescovo di Lodi, bresciano ed amico di don Luigi. Ci è poi sembrato opportuno chiedere qualche riga a colui che accolse don Luigi avendogli preparato l’ingresso: don Luigi Lussignoli, che insieme a don Dino Bressanelli, fu il primo sacerdote con il quale si trovò a collaborare qui a Verolanuova. Poi, con i preti, basta. C’è, quella sì - non poteva e doveva certo mancare - la voce del nostro Angelo. E poi c’è la parola della immagini. Tutte belle da guardare. Doppiamente significativa quella che lo raffigura con mons. Luigi Morstabilini: ritrae un momento dell’inaugurazione dell’Oratorio appena sistemato; presenta don Luigi insieme al Vescovo che lo inviò a Verola.

Ci si poteva aspettare qualche riga da parte degli attuali sacerdoti collaboratori di don Luigi, soprattutto da me che sto scrivendo, per il fatto che sono il curato che è stato con lui per il periodo più lungo: dei venticinque anni passati a Verola, per ben diciassette ha già dovuto sorbirsi il sottoscritto né si sa quanto tempo ancora tutto questo debba durare.
È facile per me la tentazione di dire quanto abbia imparato, quali cose ammiri di lui, quali buoni esempi mi abbia dato, quanto affetto e pazienza mi abbia mostrato e di quali cose mi dovrei scusare con lui, ma non voglio cadere nel rischio di sterili esibizionismi o di subdole adulazioni. Non è questo lo scopo delle pagine che seguono; esse intendono semplicemente attestargli gratitudine e affetto. Vogliono farlo certo che da parte di tanti suoi parrocchiani non manca la preghiera che sale per lui al Signore, perché, potentemente rafforzato nell’uomo interiore dallo Spirito santo di Dio (cfr. Ef. 3, 16) egli possa continuare il suo impegno di dedizione, affinché la comunità cristiana di Verola, com’è nei desideri del suo cuore di pastore e di prete di Gesù Cristo, diventi sempre più quella “sposa senza macchia né ruga o alcunché di simile” che il Signore desidera.
Questa preghiera, del resto, è quanto egli stesso chiese attraverso la stampigliatura sul retro delle immagini - ricordo del suo ingresso. Una richiesta che, posta all’inizio di un parrocchiato, si prolunga per tutta la di esso durata.

Sempre sul retro dell’immaginetta, campeggia in alto la citazione di 2 Cor. 13, 13, diventata meraviglioso saluto liturgico: “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito santo siano con tutti voi”. Con queste parole egli intendeva certo esprimere ciò che desiderava portare in dono ai Verolesi, ciò di cui intendeva essere tramite e strumento nelle mani del Signore: grazia e amore, che generano comunione.
Comunione: il regalo più gradito che possiamo fargli, molto più di quella veste filettata di rosso che, lo sappiamo, indosserà solo raramente, con disagio e imbarazzo, è che impariamo a diventare sempre più comunità, uniti a Gesù Cristo e tra noi in Lui.

Sono stati coadiutori (curati) di don Luigi, in questi venticinque anni di parrocchiato:
- don Luigi Lussignoli, fino al ‘77
- don Dino Bressanelli, fino all’‘82
- don Dino Cominardi, fino all’‘84
- don Franco Corbelli (‘77-‘87)
- don Giovanni Gritti (‘83-...)
- don Francesco Bertoli (‘87-‘95)
- don Giampaolo Goffi (‘96-...)

È prezioso collaboratore don Angelo Calegari, parroco emerito di Verolavecchia e cappellano della Casa Albergo. Ha passato 23 anni insieme a don Luigi il nostro don Angelo Quaranta, di pia memoria.

Sono giunti alla meta del sacerdozio e/o della consacrazione religiosa, durante il parrocchiato di don Luigi:
- p. Domenico Colossi, missionario scalabriniano;
- don Giuseppe Zanolini, poi monaco benedettino cistercense con il nome di p. Stefano Maria;
- don Mario Checchi, poi monaco benedettino cistercense con il nome di p. Gabriele Maria;
- don Giambattista Amighetti, vicario parrocchiale a Urago d’Oglio;
- don Gaetano Fontana, vicario parrocchiale a Chiari;
- p. Felice Bonini, religioso piamartino, diacono, prossimo all’ordinazione presbiterale.

Anche alcune suore, mentre erano in comunità a Verolanuova, hanno raggiunto mete fondamentali del loro cammino, durante questi venticinque anni: sr. Rosangela Filippini, da lui inviata in missione e ora in California, sr. Rosa Damiani e sr. Nadia Franchi. Sono state superiore: sr. Paola, sr. Stefanina, sr. Bartolomea, sr. Ida e sr. Emiliana.
 
Torna al Sommario


Dal discorso d’ingresso

Dal discorso pronunciato dal nuovo parroco Don Luigi Corrini il 12 ottobre 1975, in Basilica, all’inizio della sua missione pastorale a Verolanuova.

......................................

Cari verolesi, ho la consapevolezza che il Signore si è degnato di scegliere la mia persona per il servizio pastorale tra voi, unicamente perché attraverso i miei molti limiti emerga con più evidenza come Dio realizza il suo disegno di salvezza per l’uomo al di fuori dei criteri di valutazione umana; perché la salvezza appaia non come opera dell’uomo, ma iniziativa di Dio; perché nella mia debolezza si manifesti con più evidenza l’opera e la grazia di Cristo.
Vengo tra voi volentieri, ma con molta trepidazione, come già vi ho scritto. Sento quanto stupenda sia la missione che sto per intraprendere ed avverto il timore di non saper vivere il mio servizio pastorale secondo i desideri del Signore e le vostre attese.

.....................................

Non ignoro che il mio ministero parrocchiale ha inizio tra voi in un periodo in cui un nuovo modo di pensare e di sentire, una nuova coscienza dell’uomo, del mondo, della storia, stanno trasformando profondamente e rapidamente la cultura e si riflettono in modo più o meno consapevole un po’ su tutti. Questi fenomeni culturali e spirituali, lo possiamo constatare, hanno intime e profonde ripercussioni sulla vita religiosa.

.....................................

E noi, cari fratelli, sperimentiamo ogni giorno il dramma dell’uomo autosufficiente, sganciato da Dio, che presume di costruire la storia con i soli mezzi della scienza e della tecnica.
Ma l’uomo cosciente della sua grandezza e che fa l’esperienza di una libertà che vorrebbe sorpassare ogni limite e che sa di avere in mano poteri quasi illimitati che gli consentono di cambiare la faccia della terra e di evadere verso altri mondi, urta ogni giorno contro nuovi limiti, nuovi confini, ha quasi paura di un mondo che è in suo possesso, ma che sente rivoltarsi contro di lui e sfuggirgli di mano.
Quest’uomo, l’uomo di oggi, sente soprattutto la miseria del suo cuore, la cui ingiustizia riaffiora continuamente e non è estirpata nè dalla scienza nè dalla tecnica nè dalle riforme politiche e dalle rivoluzioni.
Quest’uomo che sente il limite invalicabile della morte, come espressione ultima di tutta la sua situazione di peccato, che vive una storia di lotte e di sofferenze, si chiede se la vita abbia una meta, un senso, o se debba naufragare nell’assurdo e nel nulla.

.....................................

Sarà, la nostra parrocchia, comunità liturgica quando noi, fatti figli di Dio mediante la fede, frutto della sua Parola, ci riuniremo in assemblea a lodare il Signore per tutte le meraviglie che compie fra noi, prendendo parte al Sacrificio e alla mensa del Signore. Quando celebreremo la salvezza che si compie per noi come dono di grazia attraverso i Sacramenti.
La nostra parrocchia sarà comunità di amore quando fatti esperti della vita di Dio vivremo l’impegno del servizio assumendo le nostre responsabilità dove Dio ci chiama a viverle: mettendo a disposizione dei fratelli, soprattutto dei deboli, i doni dei quali il Signore ci ha arricchito.

.....................................

Fratelli, inizio oggi questo stupendo compito: annunciarvi la bontà di Dio che vuole essere a tutti i costi con l’uomo e liberarlo dai suo limiti, dal suo peccato che è l’origine di ogni sofferenza, per ridargli fiducia e speranza.

.....................................

Sento quanto tremenda sia per me questa responsabilità; essere costituito segno credibile delle realtà che vi annuncio e celebro.
Mi sia consentito esprimere questo mio stato d’animo parafrasando quanto S. Agostino diceva, come vescovo, ai suoi fedeli: «Mi è stato posto sulle spalle questo peso, di cui dovrò rendere un non facile conto a Dio, sempre sono tormentato dalla preoccupazione della mia responsabilità. La cosa più temibile nell’esercizio di questo incarico è il pericolo di preferire l’onore proprio alla salvezza altrui. Però se da una parte mi spaventa ciò che io sono per voi, dall’altra mi consola ciò che sono con voi. Per voi infatti io sono parroco, con voi sono cristiano. Quello è nome di un mandato che ricevuto, questo è nome di grazia. Quello di pericolo, questo di salvezza. Veramente ci sentiamo come in un mare immenso e come sbattuti dalle tempeste proprio a causa dell’incombenza affidataci».
Fratelli, son però tranquillo sulla parola del Signore: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta nella debolezza».

La carità della vostra preghiera, cari verolesi e fratelli tutti, mi sia viatico nel cammino apostolico che oggi inizio nel nome del Signore.

Torna al Sommario


da Don Luigi a... Don Luigi
di Don Luigi Lussignoli

 

Rev. Don Luigi, ricordo bene quel lontano pomeriggio del 12 ottobre 1975.
Noi tutti ci eravamo riversati in Basilica e nella sua piazza.
Dopo lunga e intensa attesa, vissuta nella preghiera e nella preparazione, stava compiendosi un evento di grazia: l’abbraccio della comunità con il nuovo parroco.

Don Luigi, il tuo arrivo è stato salutato con un clamoroso battimani, grande come il cuore dei verolesi.
Tra la folla si è udita una voce: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”.

Il tuo volto un po’ emozionato ci ha fatto capire che venivi tra noi da vero “mandato”: ti mandava il vescovo e prima di lui il Signore.
I tuoi passi pacati e un po’ incerti hanno lasciato trasparire che stavi seguendo Colui che aveva già tracciato il tuo cammino e la tua missione.
La gente che ti aveva accompagnato da Leno ha evidenziato il dolore che provavi per il distacco da chi avevi amato e servito.

C’è stata poi la tua prima omelia rivolta a noi tuoi nuovi collaboratori e fedeli.
Ti abbiamo ascoltato con attenzione e curiosità.
Alla fine ti abbiamo risposto con un applauso e di nuovo si è sentita quella voce: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”.

Si! Tu a Verolanuova sei “benedetto”:
innanzitutto da Dio, Padre di ogni consolazione, che continua a colmarti di ogni sua benedizione e poi dai tuoi parrocchiani che fin dall’inizio hanno visto in te un pastore buono, un custode attento, un padre premuroso.

1) Sei un pastore buono
Ricordo le tue prime premure. Le ho intuite da alcuni tuoi piccoli gesti.
Tenevi accesa la luce dell’atrio della canonica per dire che tu c’eri e che la tua casa era sempre aperta a tutti.
Andando in Basilica, salutavi chiunque incontravi.
Ti intrattenevi con chi accettava la tua parola.
Hai desiderato subito che ti accompagnassi a trovare i malati.
In quei giorni stava morendo di leucemia un bambino: tu hai portato al suo capezzale il Vescovo perché lo cresimasse, dopo la sua morte sei stato vicino ai suoi genitori e li hai stupiti nel restituire loro l’offerta per il funerale.
Tra i parrocchiani si incominciò a dire che tu facevi il parroco con il cuore.
In chiesa hai subito cercato con la tua voce tenorile di rendere le celebrazioni più vive e partecipate.
Ti sei circondato di collaboratori disponibili e capaci.
Hai avviato incontri di catechesi per tutti.
Hai reso mensile la pubblicazione del bollettino e lo hai affidato all’Angelo.
Hai portato una ventata di novità e di speranza che mai è stata delusa.

2) Sei un custode attento
Verolanuova ha una storia lunga e ricca di belle tradizioni.
Inoltre è dotata di strutture e di realtà che esprimono la fede della gente e l’attaccamento di questa alla sua terra.
C’era bisogno di rinnovare, di ravvivare e di aggiornare.
Tu hai intuito le varie urgenze e ne hai fatto una scaletta di attuazione.
Quante opere hai realizzato!
Ti sono costate, ma la Provvidenza non è mancata e la comunità si è sempre compiaciuta.
3) Sei un padre premuroso
Fin dall’inizio ti sei presentato senza titoli particolari e senza segni vistosi.
Mai hai ostentato il tuo ruolo di prevosto.
Mai hai assunto toni autoritari.
Con dedizione hai abbracciato la croce della tua missione e in silenzio ti sei messo al lavoro con il desiderio di solo seminare per lasciare a Dio il raccolto.
La gente ti ha sentito uno di loro e ti si è avvicinata volentieri.
Con te ha creato un rapporto profondo, autentico, fiducioso.
In te ha capito di avere un padre.
Per questo ti segue e ti ama al di là delle difficoltà di ogni cammino di famiglia.

Sono sicuro che in questa ricorrenza del tuo venticinquesimo di parrocchiato tutti, sacerdoti e fedeli, siamo stretti attorno a te per dare lode al Signore e per dirti: “Ad multos annos”.

So che ora sei Monsignore:
ti sta bene questo titolo, lo hai meritato ed è anche la promessa di un ulteriore servizio generoso nella tua Verolanuova.

Ancora ti dico: “Hai lavorato con tenacia, quasi con riservatezza e in te si è svelata la sapienza e la bontà di Dio”.
 

Don Luigi Lussignoli

Torna al Sommario


Il Consiglio Pastorale ringrazia

Il 21 luglio scorso un fatto improvviso e importante si verificò: terminata la Messa delle ore 9, venne comunicato ai presenti che al nostro Prevosto era stato conferito il prestigioso titolo di Monsignore in quanto nominato dal Papa, su proposta del Vescovo, Cappellano di Sua Santità.
Alla notizia sorprendente fece eco un’esplosione di gioia, sottolineata successivamente dal suono a festa del nostro bel concerto di campane, col quale si voleva estendere a tutta la comunità verolese l’avvenimento.
Tale riconoscimento coincide proprio con un’altra data che Verola si appresta a celebrare: sembra oggi e già 25 anni sono trascorsi dal giorno in cui il nostro Prevosto fece il suo ingresso in Verolanuova (il 12 ottobre 1975).
Ho dinnanzi a me il bollettino che riporta il suo primo discorso rivolto ai fedeli che numerosi erano accorsi ad incontrarlo e ad ascoltarlo.
Mi soffermo soprattutto sulla parte in cui enuncia i punti salienti che diventeranno poi basilari nel suo programma di Parroco: particolare attenzione alla formazione cristiana della comunità; curare l’Eucaristia perché diventi il centro della comunione in parrocchia, la liturgia e la carità nei confronti di chi soffre.
Continua poi: “Mi sento vicino ai giovani coinvolti e impegnati nei fermenti delle trasformazioni socio-culturali in atto; mi sia consentito di esprimere la mia particolare affezione ai piccoli, agli anziani, a coloro che soffrono, a chi vive la solitudine, l’emarginazione, la povertà materiale e morale.”
Vita di fede, vita sacramentale, vita comunitaria caritativa. Se scorro gli Ordini del giorno del Consiglio Pastorale Parrocchiale di questi 25 anni, constato come tale programma sia stato continuamente proposto e messo in discussione. Sono state scelte pastorali ampiamente discusse ma mai imposte.
Proprio a tale proposito va messa in rilievo la capacità di dialogo e di confronto che ha portato ad accettare qualsiasi obiezione o contrasto che talvolta sono scaturiti nel corso delle riunioni.
La sua carica di umanità e di carità si è manifestata più volte e in varie occasioni, portandolo a celare l’ansia e la preoccupazione che sono sempre presenti nel cuore di un Parroco, che sa però di essere sorretto dalla grazia di Dio e da un’immensa fiducia in lui.
Momenti salienti della vita della parrocchia sono state le due missioni al popolo: quella del 1982 e la missione 2000, tenutasi nel gennaio di quest’anno, di cui la comunità parrocchiale porta tuttora nel cuore il ricordo.
Non va dimenticato poi quanto il problema della diffusione della Stampa cattolica nelle famiglie della Parrocchia gli sia stato e gli sia a cuore. Così nel dicembre 1975 apparve “L’Angelo di Verola” che, con un lavoro capillare di divulgazione, riuscì a raggiungere la maggior parte delle famiglie, contribuendo, con altri periodici di vita cristiana, all’informazione e alla formazione delle famiglie stesse.
Anche Radio Basilica riveste un’importanza fondamentale: non solo entra nelle case verolesi, ma grazie al sito Internet mantiene il contatto con il mondo intero, facendo conoscere le ricchezze artistiche e culturali della nostra Basilica e del nostro centro cittadino.
Non mi soffermo a ricordare tutti i lavori di ristrutturazione della Basilica e delle altre chiese, nonché la rimessa a nuovo di tutti i quadri ed in genere dell’arredamento facente parte del patrimonio in dotazione alla Basilica stessa, altri lo potranno fare con specifica competenza.
È stata la mia una rapida carrellata.
I vari Consigli Pastorali Parrocchiali alternatisi sono stati testimoni di quanto Don Luigi ha profuso in generosità, sensibilità, intelligenza e cuore.
Per Lui la nostra riconoscenza, la nostra preghiera propiziatrice di conforto, di grazie e di benedizioni, le nostre scuse se non sempre abbiamo collaborato dando il meglio di noi.
Auguriamo che per molti anni ancora possa essere richiamo vivente di fedeltà a Dio e di donazione ai fratelli.
Grazie, Monsignore.

Per il C.P.P
La segretaria
Maria Bertoni

Torna al Sommario


Le nozze d’argento di Don Luigi con Verolanuova

Carissimo Don Luigi,
      sappiamo con certezza che Lei non ama i titoli onorifici, ma ci consenta di dire, avendo noi lavorato al suo fianco per tanti anni, che la nomina a “Cappellano di Sua Santità” è altamente meritata. È  con grande gioia quindi che Le presentiamo le nostre più vive felicitazioni per l’alta onorificenza. Ma noi vogliamo qui ricordare, caro Don Luigi, anche le sue nozze d’argento con Verolanuova, i venticinque anni di intensa attività pastorale e di costante impegno profuso per il miglioramento delle strutture della Parrocchia e per il restauro dell’ingente patrimonio artistico. Il tempo scorre ahimè più velocemente di quanto non si pensi; e i venticinque anni che abbiamo passato tra problemi materiali e conti sono volati tra un bilancio e l’altro. Il lavoro è stato enorme, ma per i cinquant’anni del suo sacerdozio che celebrerà certamente con i Verolesi, caro Don Luigi, tanto altro lavoro La aspetta. Il Consiglio per gli Affari economici si unisce a tutti i verolesi che con grandissima gioia, stima e affetto La ringraziano dell’intensa attività pastorale svolta in mezzo a loro

Il Consiglio per gli Affari Economici

Torna al Sommario


Dall’Oratorio

Don Luigi e l’Oratorio: un rapporto che dura da 25 anni, tanti quelli da cui è parroco di Verolanuova. Sì, perché, così ci è stato detto, fin dai primi giorni della sua permanenza qui tra noi, egli dimostrò interesse e attenzione verso questo ambiente, non tanto per i muri in sé, quanto per chi lo “abitava” e lo “abita”: i bambini, i ragazzi, i giovani. Parlare del rapporto tra don (non ce ne vorrà se continuiamo a chiamarlo così e ci facciamo lo sconto sul “Mons.”) Luigi e l’Oratorio vuol dire parlare anche della sua cura, in quanto pastore di questa comunità, anche nei confronti di questa “fetta” quanto mai preziosa della parrocchia che il Vescovo gli ha affidato venticinque anni or sono.

Si tratta di un rapporto di affetto e sollecitudine, da parte di don Luigi; questa sollecitudine gli è stata spesso sorgente di grattacapi, perché anche l’Oratorio pone i suoi problemi, non solo economici. Gli è costata tempo e anche sonno: quello che sicuramente ha perso preoccupandosi dei debiti accumulati per la ristrutturazione conclusa dieci anni fa.

Il tempo è quello che egli ha spesso dedicato alla presenza nel nostro ambiente: soprattutto a quei momenti importanti quali erano e sono le riunioni dell’allora “Direttivo ANSPI”, poi Consiglio dell’Oratorio. Non tanto per il crescer degli anni, quanto per l’aumentare degli impegni che rarissimamente gli concedono di starsene in casa la sera, fino a qualche anno fa aveva maggiori possibilità di parteciparvi, ma tutt’oggi, appena può, concluso un incontro da una parte, partecipa a questo dall’altra.

Ci è stato raccontato ciò che egli stesso si è trovato una volta o l’altra a riferire, riguardo ai suoi primi impatti con il nostro Oratorio, dai quali uscì abbastanza perplesso, per non dire scosso, soprattutto a causa del degrado in cui versava la struttura. Fin dai primi anni volle che si mettesse mano a dare una prima sistemazione, perché l’ambiente, se non proprio bello, fosse almeno decente: infissi nuovi, tapparelle; poi venne anche il nuovo mobilio (tavoli e sedie che tuttora si stanno usando); soprattutto vennero due novità: l’Oratorio tornò ad avere un cuore, perché venne ripristinata la cappella, con la presenza dell’Eucaristia; l’Oratorio trovò un inquilino fisso, quello che era giusto avesse: il curato, che prima abitava vicino alle Acli e il cui appartamento fu ricavato utilizzando alcuni degli ambienti al piano superiore, ove anche oggi risiede. Ci è stato detto che vi fu chi contestò questa scelta, perché si sottraevano ambienti alle aule per la catechesi. In effetti, ogni anno constatiamo una certa carenza da questo punto di vista; il gioco però è valso la candela.
Questa attenzione e preoccupazione per la presenza del sacerdote, quale “anima” vigile e attenta dell’Oratorio, forse è il dono più bello del nostro parroco, più bello anche dei muri nuovi che ci sono stati regalati dieci anni fa.
Dopo quella prima sistemazione, provvisoria ma urgente, ci furono altri impegni finanziari a cui don Luigi dovette volgere l’attenzione: la nostra parrocchia è grande e sono tante le cose a cui si deve stare dietro, anche solo per ciò che riguarda i muri: tetti della Basilica, chiesa di S. Rocco, ecc. ma era necessario che l’Oratorio diventasse un ambiente il più possibile “attraente”, perché i ragazzi ci stessero volentieri.

Ci hanno raccontato come arrivò il fatidico gennaio dell’85, con quella nevicata quale da tempo non si ricordava e tale che poi non se n’è più vista una simile. Un gruppo di la media stava tenendo l’incontro di catechismo quando un collaboratore, Renato, avvertì don Govanni di aver sentito uno scricchiolio nel soffitto del corridoio delle aule e gli fece notare l’abbassamento di livello del medesimo in un determinato punto: era il peso enorme del manto nevoso che stava gravando sulle strutture non troppo sane del tetto, in parte appoggiate sul soffitto; il gruppo, senza allarmismi, fu fatto andare in casa di don Giovanni a concludere l’incontro, si chiamarono geometri, ingegneri e architetti, si spalò la neve dal tetto grazie all’opera di alcuni volontari e il pericolo di probabile crollo fu al momento scongiurato. Era evidente però che a quel tetto bisognava mettere le mani.

Lo si fece a partire dal giugno dell’88, dopo aver valutato progetti e preventivi. Si apriva così un periodo lungo più di due anni. Con coraggio don Luigi accettò che, man mano se ne presentava l’opportunità, venissero effettuati anche altri interventi. Si crearono spesso problemi, si accumularono le tensioni e, soprattutto, i debiti. Il tutto gravava principalmente sulle sue spalle. Si partì con l’idea di sistemare il tetto e ci trovammo... con un Oratorio nuovo. Il preventivo iniziale di sistemazione del tetto di 180.000.000 spaventò don Luigi. Possiamo immaginare come dovesse sentirsi quando si ritrovò con quei due miliardi di debito!

Ci è stato detto che don Luigi apprezza molto il fatto che vengano realizzate iniziative in Oratorio: quanto gli stesse a cuore che si inventasse il Grest, con quanto favore vide sorgere l’attività del Camposcuola e come continui a favorirla, quanto desiderio avesse che venisse realizzata la Scuola di Lavoro, la Scuola di Vita Familiare.

Noi lo ringraziamo per quanto ha fatto finora per noi e per la sensibilità che dimostra verso l’Oratorio: si vede che, a suo tempo, è stato anche lui curato dei bambini e dei ragazzi.

Da parte dei ragazzi e dei giovani, purtroppo, non ci pare di notare molta disponibilità nei suoi confronti. E triste vedere non solo che raramente gli si rivolge il saluto per primi, ma che spesso manca verso di lui la capacità di accettare o intavolare un dialogo; ci è capitato ancora di vederlo salutare per primo dei nostri coetanei, in Oratorio o appena fuori, senza che ricevesse risposta: siamo un po’ strani noi verolesi.
Caro don Luigi, la preghiamo di non badarci; sappiamo che lei ci vuole bene lo stesso. Ci piace, in ogni caso, quando la vediamo passare dal cortile e dalla veranda per salire al piano superiore ove la attendono alcune delle sue fatiche di pastore. Ci serve a ricordare che lei è vicino anche a noi.

J & J

Torna al Sommario


(Non va dimenticata, tra i gruppi la cui voce manca, quell’Associazione dei Volontari del Soccorso la cui esistenza prese le mosse proprio per l’attenzione di don Luigi al fatto che ci fosse una autombulanza che rimaneva inutilizzata. Lo ricordo bene e perciò lo posso testimoniare, perché feci gli “onori di casa” a quella riunione che egli convocò or è un bel numero di anni - si era ancora nel vecchio salone - per propugnare la nascita di questa Associazione che, con lungimiranza, egli ritenne opportuno non fosse legata all’ambito parrocchiale, per offrire la possibilità di esercitare tale tipo di prezioso volontariato a tutti indistintamente).

Don Giovanni

Torna al Sommario


Dal mondo del lavoro
 

Il Circolo Acli di Verolanuova si congratula con il Prevosto don Luigi, per la nomina a Monsignore ricevuta nel mese di luglio. Questo vuole essere un segno tangibile del bene operato, e nel corso di questi venticinque anni di presenza tra noi, con dedizione e sincera onestà.
La sua costante disponibilità per il prossimo rende ancor più significativa la sua chiamata a “Cappellano di Sua Santità” e rende onore al suo venticinquennale apostolato tra i verolesi.
Auguri!
                                                                       ACLI Verolanuova
 


Gruppo Anziani Lavoratori
d’Azienda OCEAN S.p.A.

 

È con vivo piacere e soddisfazione che il Gruppo Anziani OCEAN augura ogni bene e felicità al neo Monsignore Luigi Corrini, per la giusta nomina ricevuta. Anche se non più giovane, le sue energie sono sempre rivitalizzanti per tutti noi, perché è padre, fratello e amico, e spesso hanno raggiunto il nostro cuore.
La sua presenza costante nella chiesa è sempre un esempio da imitare e da trasmettere.
Auguri
                                                                            Gruppo Anziani Ocean

Torna al Sommario


Quell’attesa di 25 anni fa
Come eravamo...

Anche noi Suore aspettavamo con trepidazione e speranza il nuovo Parroco, invocando lo Spirito Santo perché il Pastore fosse guida del numeroso gregge di Verola.
Nei giorni di attesa era piacevole sentire i commenti che circolavano in paese, particolarmente nei negozi e al mercato, fatti dalle nonne e dalle mamme quando aspettavano il loro turno per essere servite.
“Il Parroco quanti anni avrà? Io penso che sarà più giovane di Mons. Faita!”
“Ci starà volentieri? Perché noi siamo un po’ difficili!”
“A che ora arriverà? Ci sarà qualcuno che andrà a prenderlo?”
Mah! Noi dobbiamo aspettarlo in Chiesa. Finalmente il 12 Ottobre pose fine ai commenti. La Basilica ormai era al completo: ancora qualche commento ,ma poi all’ingresso del nuovo Parroco ci furono solo applausi interminabili.
Peccato che la pioggia scendesse abbondante.
“Brutto segno?” Chiese una giovane mamma.
“No, no!” Rispose la nonna vicina.
“Si dice che quando una si sposa e piove: “Spuza bagnada, spuza fürtünada”
E allora: “Preôst bagnat, Preôst fürtünat!’’
E che fortuna: ora è diventato Monsignore!

Sr. Ester

Torna al Sommario


Dalla “S. Vincenzo”
 

Rev.mo Monsignore,      anche noi vincenziane ci uniamo al coro gioioso dei verolesi; per innalzare un inno di ringraziamento al Signore per averLa destinata, venticinque anni fa, a reggere la nostra Parrocchia.
In questo quarto di secolo l’abbiamo sentita sempre presente, attivo, molto zelante, preoccupato per gestire al meglio tutto quanto compete a chi è preposto ad un compito tanto gravoso e pieno di responsabilità.
Anche noi consorelle della San Vincenzo, abbiamo sempre potuto contare sul suo aiuto e sul suo consiglio ma, soprattutto, ha alimentato il nostro spirito con la Parola di Dio che ci ha elargito, in ogni occasione, con abbondanza affinché fossimo pronte e preparate nell’esercizio tanto delicato ed impegnativo della Carità.
Grazie Monsignore, grazie di tutto ed auguri.

La Conferenza di San Vincenzo de Paoli

Torna al Sommario


Dall’Équipe di Notre Dame
 

Abbiamo sognato di fermarci a fare un “dovere di sedersi” tutto speciale.
Il “dovere di sedersi” del nostro cammino di équipe è l’impegno di verificare nella preghiera, con lealtà ed amore, il nostro desiderio di progredire spiritualmente in coppia.
Facciamo équipe da quasi 17 anni.
Don Luigi fin dagli inizi si è fatto nostro compagno di viaggio, fugando le nostre titubanze e incoraggiandoci.
Da 17 anni ogni mese ci riuniamo nelle nostre famiglie per la compartecipazione, la preghiera, il tema di studio: è il tempo forte della nostra vita di équipe e ci teniamo a viverlo bene.
Ci troviamo insieme portando ognuno tutto il peso del quotidiano: le gioie, le preoccupazioni, i progetti.
È un incontro di coppie ma portiamo nel cuore i nostri figli, gli amici, i conoscenti.
Ci troviamo per incontrarci da amici e fratelli, compreso il Sacerdote, e verificare e programmare il cammino insieme.
Che gioia per dei fratelli ritrovarsi insieme!
È soprattutto ritrovarsi intorno all’Amico incomparabile: il Cristo.
Egli è già nelle nostre vite, cammina con noi, con la nostra coppia, ma viene in modo tutto speciale fra noi quando siamo riuniti nel suo nome.
A volte purtroppo il muoversi per andare alla riunione richiede uno sforzo. La stanchezza della giornata, le preoccupazioni per i figli, gli imprevisti, il tempo, ci mettono a volte i piedi di piombo.
Anche lei, caro Don Luigi, non di rado ci ha confidato di dover mettere in atto uno sforzo per uscire la sera, ma quasi subito ci confidava pure la sua gioia nel ritrovarci tutti insieme e nel sentirsi bene nelle nostre famiglie.
Lo Spirito ci convoca e noi rispondiamo alla sua chiamata perché è una convocazione di amore e di gioia.
La riunione è diventata ormai un momento della nostra vita: essa raccoglie ciò che la nostra vita ha seminato e nello stesso tempo prepara le semine future.
Don Luigi ci ha sempre spronati e aiutati, portandoci la grazia del suo sacerdozio e la luce della sua preparazione teologica e della sua esperienza pastorale, sempre segno di unità con la nostra realtà parrocchiale.
Da parte nostra abbiamo cercato di far fruttificare il sacramento del nostro matrimonio attraverso un fraterno e filiale dialogo con il nostro Parroco, sentendoci veramente Chiesa.
Dal nostro Don Luigi certamente abbiamo ricevuto più di quello che abbiamo dato.
Ci siamo sempre sentiti fratelli e figli nello stesso tempo, uniti dal Pane e dal Vino che le mani del Sacerdote non cessano di trasformare nel Corpo e Sangue di Cristo, affinché la Chiesa sia veramente il corpo di Cristo.
Ringraziamo con gioia il Signore, insieme alla comunità parrocchiale, per Don Luigi, Sacerdote e Parroco, e noi, come E.N.D., per l’affetto che ci lega, come fratello e padre.

Maria e Bernardo
Franca e Giambattista
Rina e Mario
Giuseppina e Lino
Cati e Francesco

Torna al Sommario


Dal Gruppo “Conoscerci”
 

Con questo mese Missionario di ottobre 2000 si compie anche il venticinquesimo di Missione, in parrocchia, del nostro “Sacerdote” Don Luigi.
Grazie caro e buon Don Luigi! Qualcuno di molto importante ti ha già gloriato portandoti vicino ai grandi della nostra parrocchia. Per noi sei sempre il nostro “Sacerdote”, ti vogliamo sentire sempre vicino, perché sei soprattutto il nostro vero Sacerdote: l’uomo di Dio.
Il Sacerdote è anzitutto e soprattutto uomo di Dio. Dicendo “Uomo di Dio” si esclude dal Sacerdote tutto ciò che non è di Dio.
Vero Sacerdote è colui che come Abramo ha abbandonato ogni cosa, la famiglia, per seguire la voce Divina verso una terra che è una terra promessa.
Su questa terra si alza per il “Vero Sacerdote” la croce.
Egli non può che cercare Cristo ed ha occhi esercitati nello scoprire il Mediatore di Dio attraverso i fratelli.
Questo è stato ed è per noi Don Luigi e sappiamo già anche la sua risposta: “Come, è da tanto tempo che sono con voi e non mi avete conosciuto?”.

Torna al Sommario


Cuore di prete
 

Ho bisogno di un cuore d’atleta
capace di scalare le montagne
di raggiungere le vette più alte, dove abita l’Altissimo.
Un cuore grande che tenga il ritmo
di una vita faticosa ed insieme stupenda,
dalle forti emozioni per l’intimità con Dio.

Ho bisogno di un cuore sensibile,
attento alle pene e alle gioie degli altri.
Nessuno mi perdonerebbe la freddezza, l’indifferenza.
Nessuno mi aprirebbe il suo cuore, mi parlerebbe dei suoi segreti.

Ho bisogno di un cuore vigile,
capace di controllare le facili emozioni,
di dominare le passioni più forti, non per amare di meno,
ma per amare di più.

Ho bisogno di un cuore generoso
che sappia rinunciare alle facili attrattive del mondo
che sappia non fermarsi ad una sola creatura,
capace di aprirsi a tanti, a tutti coloro che Dio porrà sulla mia strada.

Ho bisogno di un cuore di fanciullo per ospitare Dio:
è condizione alla sua presenza.

Ho bisogno di un cuore mite ed umile
come quello di Cristo per trovare riposo,
per portare la pace nell’inquietudine del mondo.

Concedimelo, Signore!

(da: Ezio Morosi, Parlare con te. Il sacerdote in preghiera, ed. Borla, Roma).

Torna al Sommario


Missione
 

Come al profeta Amos
anche a me hai detto: “Va’, profetizza!”.
Non è facile, Signore,
e le difficoltà sono tante dentro e fuori di me,
ma cerco di adempiere il “mandato” confidando nella tua grazia.
Vado tra i miei fratelli per portare la tua luce, il tuo conforto,
il tuo perdono, la tua amicizia.
Voglio essere ogni giorno
consapevole di questa missione
che dà senso alla mia vita.
Non voglio deluderti, Signore,
facendo il portatore di zavorra,
di ciò che appesantisce ed ostacola
il salire verso di Te.
Non posso lasciare il mio prossimo senza i tuoi doni.
Con l’aiuto del tuo Spirito saprò comunicarli,
secondo la tua volontà,
con la parola e con la vita.

(da: Ezio Morosi, Parlare con te. Il sacerdote in preghiera, ed. Borla, Roma).

Torna al Sommario


Grazie don Luigi

È già stato spiegato nell’articolo introduttivo che noi preti non dovevamo tenere troppo banco tra queste pagine. Non vogliamo perciò occupare troppo spazio, ma ci prendiamo almeno qualche riga per dire a Don Luigi che siamo contenti che la gente abbia voluto fargli festa ed esprimere a lui la propria riconoscenza, siamo contenti di collaborare con lui e che lo ringraziamo anche noi, soprattutto per il clima di fraternità che tra noi sacerdoti egli sa creare, consentendoci di servire meglio, insieme, questa comunità parrocchiale.
Anche da parte nostra le felicitazioni per il monsignorato e l’augurio, che si fa preghiera, per la fecondità del molto che ancora gli rimane da fare e pregare.

Don Angelo, don Giampaolo, don Giovanni

Torna al Sommario


Da...Don Primo Mazzolari

Io credo che bisogna nascere poeti e sapersi conservare tali per non disdegnare la cura d’anime in campagna.

Senza poesia non c’è fede: senza poesia l’apostolo muore: senza poesia un parroco diventa un seppellitore; senza questa poesia di fede - lo comprendo anche col cuore - non si può tenere un posto di combattimento che ha solo rischi non veduti né contati dagli altri e comodità e silenzi che possono diventare una tomba.

Per questo a molti fa paura la parrocchia di campagna: fa paura il popolo che non è più ligio e ossequioso come una volta, che non frequenta più la chiesa, che pretende tanto, che sofistica e critica, che sa rivoltarsi anche contro il prete, anche contro la chiesa, che s’accampa sul sagrato come davanti a una fortezza e sale sul campanile per annunciare che la rivoluzione c’è e che il paradiso è arrivato quaggiù.

Poveri cari preti di campagna!

Mi par di sentire fin dove essi sentono e più in là...

Seguo le loro ripulse e le trovo ragionevoli e tremo con loro per l’amarezza che accumulano, per le disillusioni che mietono, per la poesia che si perde come lo stridìo delle cicale nel tedio assolato dell’estate,o durante le nebbiose interminabili sere d’inverno, vicino alla stufa fumigante, il gatto che russa, la vecchia servente che sbadiglia............

Io credo soprattutto all’apostolato che si fa parola ed esempio in mezzo al popolo.

Il Signore, mandando gli apostoli, non ha comandato di radunare una truppa, ma di destare anime: non li ha incaricati d’imporsi alla terra, ma di aprire in qualche cuore le speranze del Regno, di dare una consolazione a chi piange, una gioia a chi muore, una certezza a chi attende: non per essere esercito, ma sale della terra e luce del mondo: non per camminare a passo di marcia, ma per sentirsi uniti nella carità.

Don Primo Mazzolari


Torna in cima alla pagina

Torna al Sommario


Archivio 2000 Angelo di Verola Parrocchia di Verolanuova