La parrocchia di San Lorenzo in Verolanuova Angelino2.gif (1091 byte)
Grazie don Luigi Corrini

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Sommario

di Don Giovanni Gritti
Arciprete di Coccaglio

 

Di nuovo, siamo qui a parlare di don Luigi, e, direi, soprattutto per parlare a don Luigi. Questo allegato (non è il primo che nasce a tale scopo) esce insieme al numero di giugno del nostro "Angelo" per festeggiare una ricorrenza per lui importante: 50 anni di vita sacerdotale, mezzo secolo da quel momento di grazia che fu l’ordinazione, la consacrazione, per opera dello Spirito santo, attraverso l’imposizione delle mani del vescovo Giacinto Tredici - era il 14 giugno 1953 - quale sacerdote del Signore Gesù Cristo, segno di Lui, Pastore Buono.

Ho parlato di "grazia": dono gratuito del Padre. Ogni prete, quando pensa alla sua vita, alla storia della sua vocazione, non può fare altro che sentirsi destinatario di un dono tanto grande che di fronte ad esso ci si sente comunque indegni: è impari il confronto tra, da una parte, quanto il Signore ci offre e ciò a cui ci chiama e, dall’altra, quello che ciascuno, guardandosi dentro, trova in sé che possa piacere al Signore o rispondere alle attese di Lui. È ciò che accadde ai grandi chiamati della Bibbia; valga per tutte la figura della Beata Vergine Maria, venerata in quel santuario di Comella che egli ha sempre ricordato con affetto come la chiesa della sua vocazione.

Cinquant’anni di sacerdozio: con affetto ci stringiamo intorno a don Luigi, per dire grazie con lui al Signore: al Padre che lo ha scelto, a Gesù Cristo che lo ha chiamato, allo Spirito che lo ha consacrato.

Diciamo grazie, contemporaneamente, a don Luigi. Cinquant’anni divisi tra Bassano Bresciano, il suo "primo amore" (dal 53 al 61), Leno - che lo riaccoglierà - (dal 61 al 75), Verolanuova (dal 75 al 2003); sono otto anni, più quattordici, più ventotto: si vede benissimo che Verolanuova sta facendo "la parte del leone", giacché nemmeno la somma delle due precedenti esperienze uguaglia la durata del ministero verolese di don Luigi, l’unico in qualità di parroco.

Sarebbe bello che la parentesi che indica la durata della presenza Verolese di don Luigi, diversamente dalle due che la precedono, mancasse del secondo estremo, il 2003. Invece esso c’è, prossimo a compiersi. Questo tinge inevitabilmente di melanconia tutto quanto si trova scritto in queste pagine e le iniziative della festa per i suoi cinquant’anni di sacerdozio, poiché iniziamo festeggiando e concluderemo salutando. Se per l’anniversario della "Messa d’oro" possiamo parlare di festa, per il saluto a don Luigi che lascia la parrocchia per raggiunti limiti di età (ma non di dedizione) si può parlare al massimo di celebrazione: di saluto, appunto, e di ringraziamento, ma non di festa.

Eppure, a ben pensare, qualcosa da festeggiare c’è anche per questa seconda circostanza: la grazia sovrabbondante riversata dal Signore attraverso il ministero di don Luigi dentro la nostra comunità parrocchiale, il cammino di fede compiuto sotto la sua spinta e l’eredità che egli lascia, e che un saggio successore non lascerà andare dispersa. La comunità non solo parrocchiale, ma anche civile, per esempio, è ricca di tante realtà: non tutte sono sorte per sua iniziativa, alcune egli le ha trovate; comunque, sia come promotore – iniziatore (penso, per es. alle Comunità neocatecumenali, alle Diaconie - per le quali è doverosa e necessaria la menzione all’indefesso e appassionato lavoro di don Giampaolo -, ai Centri di Ascolto sorti dall’ultima Missione, da lui voluta come "eredità" spirituale per la sua Verola e, in campo civile, al Gruppo dei Volontari del Soccorso), sia come sostenitore - accoglitore (mi si perdoni il neologismo, se tale) e continuatore, la Comunità di Verola ha trovato in lui il pastore, guidato dallo Spirito, pronto a riconoscere e a favorire ciò che è buono; essa ha potuto così esprimere la sua ricchezza, non mortificata da velleità accentratrici. Personalmente, a titolo di esempio, non posso non ricordare quanto stimasse – e quanto ci tenesse- le attività educative e formative dell’Oratorio, come il Grest, i Campiscuola, la Scuola di Lavoro e quella di Vita Familiare; come apprezzasse gli appuntamenti celebrativi offerti dall’impostazione del Cammino di Iniziazione Cristiana, attivato dopo la visita pastorale di mons. Bruno Foresti nel ’95.

Questo suo accogliere, favorire, "lasciar fare" rispettando responsabilità e competenze dei suoi collaboratori è uno degli elementi da contare tra gli addendi della somma. Poiché queste pagine vorrebbero essere un "sommario", non hanno lo scopo di indicare titoli e pagine degli scritti che si susseguono in questo inserto - in tal caso, men che di sommario, basterebbe parlare di indice - ma, facendo onore alla definizione, cercheremo, se non proprio di "tirare le somme" – è un compito, neanche troppo difficile, che ciascuno potrà eseguire da sé - di elencare qualche addendo che le renda possibili. Nel corso di questo allegato, altre voci stanno dando più preciso contorno ad alcuni di questi addendi o ne indicheranno di ulteriori. Sicuramente, don Luigi troverà anche dei minuendi da sottrarre: ogni retta coscienza li sa trovare ed egli non poche volte ha espresso il suo sentirsi inadeguato; di certo, non mancherà chi avrebbe da fare sottrazioni (o detrazioni..., il termine è volutamente ambiguo) per un malinteso, un’incomprensione o, ammettiamolo pure, qualche errore: chi non ne commette? Si sa che si è più facilmente portati a vedere gli aspetti della persona che ci toccano nell’immediato e a dimenticare tutto quello che costituisce una vita e uno stile. Bisogna però essere giusti: un singolo fatto o atteggiamento non può venire scambiato per il tutto di quasi ventott’anni di vita vissuta a indefesso servizio.

E allora, vediamo alcuni addendi per "tirare le somme" di 27 anni e nove mesi di parrocchiato verolese. Non vogliono costituire un panegirico, ma un aiuto ad aprire gli occhi e a prendere coscienza di chi abbiamo avuto la grazia di trovarci come rappresentante del Vescovo - unico vero pastore di ogni comunità della Diocesi – per meglio ringraziarne il Signore; di chi "perdiamo", per renderci conto di quanto possiamo imparare o già da lui abbiamo imparato.

L’immagine che dovrebbe rimanerci maggiormente impressa mi pare quella di

- don Luigi, signore. Si può essere ricchi, ma non signori: succede, eccome! La signorilità è uno stile. Don Luigi non è ricco, ma signore: non si abbassa a calcoli meschini, a misurare ciò che è strettamente dovuto, a tenere stretto il "gruzzolo" dentro il proprio orticello, non presenta, indirettamente e subdolamente, il "conto" di quanto dona;

- don Luigi che accoglie: attitudine strettamente imparentata alla precedente caratteristica. Lo scrivevo congiuntamente a don Franco e a don Francesco già nel novembre dell’88: per noi che ci siamo trovati ad essere suoi collaboratori è stato forse più facile che non per altri sperimentare la sua accoglienza. Non ci sentivamo estranei o a disagio presso di lui. Va anche detto che a dare il "tocco" finale hanno contribuito le persone che lo assistevano in casa; un solo nome: l’indimenticabile Ninì; non starò ad identificare le attuali, nel timore di far loro torto per una notorietà forse non gradita;

- don Luigi dallo stile fraterno. Già ho avuto modo di ricordarlo alcuni mesi or sono, nel mio saluto, e nel numero dell’ottobre 2000, in occasione del 25° di parrocchiato. Il clima di fraternità con i sacerdoti e i collaboratori ha reso possibile un lavoro proficuo, unitario, sereno;

- don Luigi, aperto al dialogo. È atteggiamento che si ricollega al precedente: le scelte venivano condivise, ponderate insieme, non semplicemente imposte o calate dall’alto; c’è poi il dare fiducia e quanto ho già richiamato come "accogliere, favorire, ‘lasciar fare’";

- don Luigi che subisce anche umiliazioni e reazioni verbalmente violente e le vive in silenzio; don Luigi fatto segno di attacchi immotivati e spesso vili, dettati dal pregiudizio e dal rancore; don Luigi che non alza la voce a meno che non vi sia proprio trascinato per i (pochi) capelli;

- don Luigi che dedica ore ed ore nella visita ai malati, in casa o in ospedale, e che segue con quotidiana costanza coloro che versano in gravi condizioni;

- don Luigi che, tipico esempio del laborioso clero lombardo, nonostante le giornate già piene, non ha mai una sera libera e, ancora a sessantacinque, settanta, settantacinque anni, ogni sera deve guidare qualche incontro o presiedere riunioni e vince la "miseria" (nel senso inteso dal dialetto di Verola) di dover uscire di casa: uno standard lavorativo notevole che non è di tutti;

- don Luigi che con buon gusto e responsabilità, ma anche procurandosi tanti e tanti grattacapi, intraprende l’opera di salvaguardia e recupero delle immense bellezze artistiche e architettoniche di cui la nostra Verola, segnatamente la parrocchia con la Basilica, ma non solo, è dotata. E poi, l’opera di cui ho maggiormente condiviso attese, preoccupazioni e progettazione, quella per la quale l’ho maggiormente tartassato: la ristrutturazione dell’Oratorio.

Com’è mia caratteristica, mi sto dilungando un po’ troppo e perciò interrompo l’elencazione degli addendi. C’è già di che tirare delle ottime somme. Non ho esitazione ad affermare che tutto questo ed altro è per me bagaglio di stile, dal quale sto attingendo a piene mani.

Sempre per tirare le somme, ci sarebbero da ricordare i Vescovi di don Luigi, i sacerdoti che sono stati suoi coadiutori in questi quasi ventott’anni di parrocchiato e quelli che con lui sono giunti alla meta del sacerdozio e/ o della consacrazione religiosa. E’ cosa alla quale egli stesso ha già provveduto. Perciò mi limito a menzionare le numerose suore passate a Verolanuova durante il parrocchiato di don Luigi; ricordiamo le superiore: in via Dante, trovò sr. Angelica Galbiati (fino al 1981), sostituita da sr. Stefanina Pozzoli (fino all’87), poi sr. Bartolomea Pagani (fino al ‘92), sr. Ida Santus (fino al 95), sr. Emiliana Maestroni (fino al 2001) e l’attuale, sr. Emilia Marchesi.

Non mi è possibile ricostruire la cronologia delle superiore delle Suore Operaie (Asilo Boschetti e Casa Albergo). Ricorderò le superiore con le quali la loro presenza a Verola, paese natale del loro Beato fondatore, cessò: sr. Maria Grazia e sr. Fausta. La partenza delle comunità di questa congregazione religiosa dalla nostra parrocchia, nell’85, fu causa di sofferenza per don Luigi. Sono testimone che egli si batté, per quanto gli fu possibile, per evitare che ciò avvenisse, sebbene qualche malalingua decretasse con infallibilità quasi pontificia che era vero l’opposto.

Bisognerebbe anche contare le migliaia di Battesimi, quelle di fanciulli e ragazzi accompagnati agli altri Sacramenti, alle coppie preparate al Matrimonio, ai funerali quasi sempre celebrati da lui, le famiglie e gli ammalati incontrati, le assoluzioni e i colloqui spirituali.

Andrebbero ricordate le varie celebrazioni da lui indette: gli anniversari centenari della Basilica, quelli di don primo Mazzolari, mons. Gaggia, ecc.

Ci sarebbero da ricordare alcuni momenti difficili della nostra comunità o di alcune sue famiglie, nei quali don Luigi ha condiviso la sofferenza della sua gente: ultimo di questi, la trepidazione per la sorte di tanti posti di lavoro a causa della crisi della più importante industria locale.

Sto provando a immaginare con quanta emozione don Luigi si accinge a stendere i suoi pensieri e i suoi scritti per questo numero di quell’ "Angelo di Verola" da lui ideato e tenacemente voluto: sono gli ultimi che compone da direttore responsabile: l’ultima rubrica "La parola del prevosto", l’ultimo minuzioso Calendario Liturgico, l’ultimo resoconto di anagrafe parrocchiale e delle offerte per le opere della Parrocchia. Non posso non associare con deferente ammirazione il pensiero all’altra infaticabile anima de "L’Angelo", il maestro Rino Bonera.

Ora che don Luigi lascia il nostro paese, pur rimanendovi unito con il cuore, per via di legami soprannaturali che non si cancellano e anche grazie alla cittadinanza morale, Verola, almeno in parte, non sarà più la stessa, almeno per me e per tanti, per i quali dire "Verolanuova" significa, anche se non esclusivamente, pensare "Don Luigi".

Signore, grazie per averci donato don Luigi.

Don Luigi, grazie per essere stato dono del Signore per noi.

Don Giovanni Gritti
Arciprete di Coccaglio


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Angelo di Verola