La parrocchia di San Lorenzo in Verolanuova   Angelino2.gif (1091 byte)
Grazie don Luigi

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Il Vescovo Emerito di Brescia
Mons. Bruno Foresti

Al Reverendo Monsignore
Luigi Corrini
Parroco di
VEROLANUOVA

 

 

Caro don Giovanni,
a distanza di tre anni, in forza della tua comunione profonda con don Luigi Corrini con il quale hai condiviso i tuoi primi diciannove anni di ministero, mi chiedi una parola di partecipazione al suo cinquantesimo di sacerdozio. La stendo volentieri, perché a lui, oltre il sentimento di riconoscenza per la sua fedele collaborazione al mio servizio episcopale in Brescia, mi lega una singolare sintonia spirituale.

Recitano un detto latino "Fugit irreparabile tempus" (Virgilio) e un altro non meno noto "Tempus edax rerum" (Ovidio), a dire che il tempo fugge e divora le cose. In verità, però, il passare degli anni non annulla ciò che è compiuto dalle mani degli uomini e scritto nel loro cuore perché questi possiedono una apertura sull’eterno.

Don Luigi ha versato nel catino della storia degli ultimi cinquant’anni l’abbondanza dei doni di umanità e di fede dei quali Dio lo ha dotato, passando da Bassano Bresciano, dove fu dal 1953 al 1961, a Leno, dove visse dal 1961 al 1975, per arrivare a Verolanuova nell’anno giubilare.

È, dunque, da ventotto anni arciprete di questa illustre e laboriosa cittadina, che condivide con la sua Seniga natale il respiro dei campi e se ne distingue per la fervida attività industriale e le speciali glorie culturali.

Ora l’anziano pastore si appresta a passare il testimone a un sacerdote più giovane che il Vescovo di Brescia vorrà designare al suo posto. Il commiato non può non essere indolore, perché l’anima del prete, e singolarmente quella del parroco, rimane segnata profondamente dalla cerchia di persone che l’hanno circondato e dalla sequenza degli avvenimenti che l’hanno coinvolto.

Nei giorni e soprattutto nelle sere che seguiranno la partenza, e sino alla consumazione degli anni, nel cuore di don Luigi la memoria verserà dolcemente e impietosamente immagini di volti sin qui familiari, susciterà la eco delle voci festose di centinaia di bimbi incontrati, rinnoverà il pensiero di conversazioni avute con innumerevoli persone mature, farà risentire i lamenti di tanti anziani e i gemiti di molti agonizzanti, morderà lo spirito con le scene di disgrazie strazianti e di tragedie domestiche. La melanconia ne righerà il viso al ricordo delle feste comunitarie ricche di spiritualità e di folclore, mentre, in compenso, la constatazione delle notevoli opere realizzate lo colmerà di giusto orgoglio.

Sopra tutto non mi posso ingannare pensando che, sovente, don Luigi si ritroverà, in sogno, nella stupenda basilica di San Lorenzo come celebrante della Eucaristia davanti a un mare di gente, oppure si vedrà impegnato a lodare Dio in canto riempiendo le volte del tempio con la sua voce tenorile, spesso in lieta sequenza con quella baritonale del suo fedele curato.

Cinquant’anni di ministero sacerdotale, più della metà passati in servizio come Arciprete di Verolanuova!

È difficile delineare alcune linee della attività pastorale di un prete ancora in vita, specialmente se egli è discreto per natura e intelligente. Si minaccia di diventare sgraditi allo stesso interessato. Mi limiterò, pertanto, a esprimere alcune testimonianze nei limiti della discrezione, con affetto e certamente sincere.

Un sacerdote si sforza di ritagliare la sua figura su quella di Cristo e di inserire il suo servizio all’interno della Chiesa della quale si sente ministro a titolo di speciale responsabilità. La sua nobiltà è definita dalla passione di essere di Cristo e dall’impegno di mantenersi fedele agli indirizzi del Magistero dottrinale e pastorale dei successori degli Apostoli. Per temperamento, e certo anche per formazione, don Corrini si mantenne alieno da ogni devozione che esulasse dalla sana tradizione del clero bresciano e non si incamminò su percorsi rischiosi di iniziative che non riscuotessero l’approvazione del suo Vescovo e in genere del Magistero pontificio.

Il senso di misura e la prudenza non si oppongono all’ardore dell’apostolato, che attinge a ragioni profonde di fede mediante l’ascolto meditativo delle Parola di Dio e si alimenta nella comunione quotidiana con il Cristo Eucaristico. Normalmente lo zelo apostolico del pastore d’anime non riveste la parola ardita, e magari graffiante, del profeta, bensì adotta lo stile dell’uomo che riconosce in sé le debolezze dei suoi fratelli, e del padre ricco di misericordia disposto ad aiutare i suoi figli con parole e gesti di tenerezza.

Egli non rinuncia al richiamo e, in generale, alla denuncia del male perché è posto come sentinella sulla torre della sua città, e tuttavia è più incline a vedere il bene che a condannare il male.

Voi, fedeli di Verolanuova, siete più in grado di me di verificare, nel vostro anziano parroco il suddetto comportamento; io glielo riconosco, leggendo in tale contesto anche la notevole capacità di sdrammatizzare alcune situazioni di tensione e di alternare i tempi di pressione con altri distensivi mediante il racconto di facezie, per la cui dizione gode di una abilità eccezionale.

Non si è trattato, per il sacerdote don Luigi, di rilegare i libri studiati in teologia anche dal labbro aperto e neppure si è trattato di rinunciare alla lettura di altre pubblicazioni necessarie per l’ordinario aggiornamento; tuttavia egli curò in misura predominante l’accostamento della gente, convinto che da essa si possono apprendere molte verità che non sono percepibili da testi scritti. Il pastore conosce la voce delle pecore e le pecore sanno distinguere la sua da mille altre. Per questo motivo il parroco, quando si rivolge ai suoi fedeli, normalmente, li trova meno attenti alle sue prediche che alle curiosità culturali di altri predicatori straordinari e, nondimeno, li riconosce più interessati alle sue parole riferite, pur senza moralismi eccessivi, alla vita della comunità.

Desidero accennare a due altri aspetti della personalità di don Corrini: la sua generosità nel lavoro e il suo gusto della bellezza.

La fatica diuturna non può che aver attenuato la sua resistenza fisica; anche il suo fiato, peraltro forse mai aduso al sentiero delle Alpi, è diventato più pesante e il suo cuore è come un motore di macchina logorato dal lungo utilizzo e perciò esposto a colpi in testa e al pericolo di grippare. A tal proposito, come per il sottoscritto, il pensionamento gli potrà giovare. Avere lavorato senza risparmio troverà la sua giusta ricompensa in cielo e, già sulla terra, il riconoscimento e la gratitudine che Verolanuova non gli lascerà mancare.

Il gusto della bellezza è divenuto in lui il culto per il decoro, anzi per lo splendore della Basilica parrocchiale: un tesoro del quale ben poche altre comunità possono vantarsi. Ha scritto Romano Guardini: "Grande valore ha la conoscenza sensibile per accedere al sacro" e Von Balthazar: "La bellezza è l’ultima parola che l’intelletto pensante può osare di pronunciare perché essa non fa che incoronare...il duplice astro del bene e del vero e il loro indissolubile rapporto".

Per un inevitabile fenomeno di circolarità il parroco Corrini e il tempio di San Lorenzo si sono arricchiti reciprocamente.

Mi piace concludere questa testimonianza augurando al carissimo don Luigi di conservare gelosamente in cuore ciò che a Verolanuova ha ricevuto dalla stima e dall’affetto della sua gente e di riversare su di essa una incessante preghiera di lode e di suppliche. In tal modo il suo parrocchiato non cesserà se non esteriormente.

Inoltre, pensando al suo cammino ministeriale cinquantenario, auspico che esso si arricchisca ulteriormente di frutti spirituali. Pur sperando che i suoi anni da vivere possano essere ancora molti, e glielo auguro, non saranno mai quanti quelli trascorsi. Allora, motus in fine sit velocior! Per la grazia di Dio e per la sua corrispondenza.

+ Bruno Foresti

                                    


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