Sant'Arcangelo Tadini                                 Angelo di Verola
Canonizzato il 26 Aprile 2009 da Benedetto XVI
proclamato Beato il 3 ottobre 1999 da Giovanni Paolo II

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In cammino verso la beatificazione
(Da: "Lavoro & vita" n. 3/99 pagg. 8-9)

Il Santo Padre, Giovanni Paolo II,
ha promulgato il Decreto di Beatificazione
del Padre Fondatore

delle Suore della Santa Casa di Nazareth, il venerabile Don Arcangelo Tadini,
abbiamo rivolto alcune domande a
madre Gesuina Mucchetti.


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In cammino verso la beatificazione

Madre Gesuina, l’annuncio della prossima Beatificazione del Padre Fondatore, che cosa suscita nel suo cuore?
Il mio primo sentimento è di gratitudine e di riconoscenza a Dio Padre per il dono e la profezia di don Arcangelo Tadini.
E poi, una grande gioia per il momento tanto atteso e sperato e che la nostra Famiglia Religiosa è chiamata a vivere e celebrare - speriamo presto - con tutta la Chiesa: con la Diocesi di Brescia e la nostra Parrocchia di Botticino Sera, dove il Fondatore è stato Parroco per 25 anni.

Lei è stata Madre Generale per ben 24 anni, ha vissuto con tante sorelle che hanno conosciuto il Fondatore, ha potuto ascoltare la loro viva voce. Che cosa può raccontarci?
Le loro testimonianze sono state concordi nell’affermare la straordinaria eroicità e santità del nostro Fondatore. Ho sempre sentito dalle suore che l’hanno conosciuto, che era un uomo di virtù eccezionali. Un santo

Da quel coro unanime di testimonianze c’è un testo che merita di essere ricordato?
La certezza della santità, della vita eroica del Padre Fondatore, ha sempre accompagnato il nostro cammino, fin dagli inizi della Fondazione.
Dalle moltissime testimonianze, tutte belle e significative, vorrei ricordare quella di suor Guglielmina Cantù che ha vissuto con il Fondatore: "Posso dire che era un uomo di grande vita interiore. Aveva l’aspetto di un santo.
Dolce e severo. Aveva grande fede e lo si capiva dalla sua predicazione, specie quando dettava a noi suore la meditazione. Parlava con grande sentimento. Quando parlava della vita di Gesù sembrava vedesse Gesù".

C’è qualche aspetto della vita del Fondatore e del nascente Istituto che emerge in modo particolare?
Indubbiamente i sacrifici fatti dal Padre Fondatore e dalle prime sorelle: la loro grande povertà. Pur essendo di salute delicata, Don Tadini non si è mai preoccupato di se stesso.

Mangiava una volta al giorno. Verdura, mai carne, né vino né caffè né liquori. Polenta e verdura cotta, minestra senza condimento. E lo faceva per penitenza. Anche il regime vegetariano lo assunse come espressione di penitenza, di austerità e di povertà, per compiere opere di carità.

È commovente la testimonianza di suor Benedetta Braggion: "Quando entrai nell’Istituto delle Suore Operaie, la casa non era ancora arredata. Ci sedevamo su panche ed avevamo un unico desco e tutte prendevamo la nostra porzione di cibo da un’unica marmitta posta nel mezzo del tavolo". Veramente, le sorelle che sono vissute al tempo del Fondatore e all’inizio dell’Istituto hanno scritto, con la loro vita e il loro sacrificio, pagine di storia a caratteri d’oro della nostra Famiglia Religiosa.

Possiamo dire che la Famiglia Religiosa delle Suore Operaie è nata dal sacrificio e dalla preghiera del Padre Fondatore?
Fin dall’inizio, la sua Istituzione gli costò tanti sacrifici. La sua vita 1ìi sempre piena di contrasti, sofferenze d’ogni tipo e di difficoltà. Ma egli vinceva sempre... Amava dire: "L’aiuto di Dio sia l’unico sostegno e dell’opera e del povero umilissimo Servo". Scrive Mons. L. Fossati: "Visse povero, privandosi del necessario per gli altri... Ed era di famiglia benestante.
Sofferse per sè e per le sue figlie tutto il tragico quotidiano, fino al minacciato fallimento, al sequestro dei mobili di casa, bloccati dalla Divina Provvidenza, e a tutta una vita ‘in rosso. Ma egli non subì questa situazione con esasperazione, ma con calma e rassegnazione e con la semplicità dei figli di Dio". Ma, tutti lo ammiravano in Chiesa. Era là che lo vedevano trasfigurato.
Era da quel modello, silenzioso, immobile, quasi di pietra davanti al tabernacolo che imparavano, laici e suore, il valore immenso della preghiera. A tutti era noto il dolore del suo ginocchio. Come mai così immobile? Veramente c’era qualcosa di potente dentro di lui... La preghiera, la contemplazione erano la sua forza, la sorgente dalla quale traeva energia, coraggio, forza per la sua vita e la sua grande opera.

Chi è per lei, Don Arcangelo Tadini?
Un sacerdote veramente santo! Un’anima di grande virtù! Ho una grande fede nel Fondatore...
Don Arcangelo Tadini è stato un uomo che ha lavorato indefessamente per la comunità di Botticino Sera, specialmente per le sue giovani. Un pastore dal cuore grande, di alta vita interiore: un contemplativo di intenso apostolato pastorale e sociale.

Madre Gesuina, la beatificazione del Padre Fondatore che cosa significa per lei?
È un appuntamento molto importante, pregato e atteso da tempo. Alla mia età è perfino emozionante... Il Santo Padre, Giovanni Paolo Il, nella maestosa Basilica di cinque. Pietro, eleverà agli onori degli altari il nostro amato Padre Fondatore, parroco di Botticino Sera, fondatore delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth.
Lo dico commossa: gloria del clero bresciano! È tanto grande l’avvenimento che oso definirlo: d’importanza storica. Esso ricolma il mio cuore di gioia e di gratitudine... di festa!
A Dio piacendo sarà un giorno solenne per la nostra Famiglia Religiosa e per la Chiesa: la santità di don Arcangelo Tadini brillerà nella gloria dei beati.


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