Parrocchia angelodiverolaSan Lorenzo Martire in Verolanuova

 

Scuola Formazione Lettori

Lampada

a cura di Don Pierino Boselli arciprete di Verolavecchia
e responsabile dell'Ufficio Diocesano per la Liturgia.


LEZIONE 6

IL MINISTERO DEL LETTORE

Da alcuni anni vari documenti ufficiali della Chiesa e delle Conferenze episcopali segnalano l’uso sempre più frequente del termine "ministeri", al plurale o "ministero" al singolare, non più applicato solamente ai Vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi e a quanti celebrano i ministeri in vista dell’ordinazione presbiterale, ma anche ad altri ruoli o servizi ecclesiali, quali i catechisti, i lettori, i cantori, i musicisti, i coniugi... Si comincia ad intravedere il concetto di un nuovo ministero laicale con proprio spazio di libertà e di iniziativa.

Dalla constatazione nasce una domanda: si tratta di una nuova etichetta applicata su vecchie realtà oppure il cambiamento di linguaggio è spia di una novità di impostazione profonda e importante ?

1. L’EREDITA’ DELLA STORIA

Durante il primo millennio cristiano le chiese dei Padri segnavano, accanto al ministero di presidenza della comunità, una notevole varietà di ministeri laicali, ad es. Liturgici (lettori, cantori); catechistici (scuole catecumenali del III secolo); caritativi (diaconi, diaconesse, fossores per la sepoltura) con pubblico riconoscimento ufficiale. Durante e dopo le invasioni barbariche, una progressiva perdita del senso comunitario orientò a poco a poco a una concentrazione gerarchica e liturgica. Tutto si concentra nel potere sacro del clero: il laicato diventa sinonimo di ricettività passiva.

2. IL CONCILIO VATICANO II

Il Vaticano II ha scombussolato la scacchiera della teologia avviando un ripensamento profondissimo sui presupposti ecclesiologici e sacramentali. Sono quattro le accentuazioni ecclesiologiche da tenere presenti.

A. Chiesa come Popolo di Dio questo permette il recupero forte di:

  • sacerdozio battesimale affermato prima di ogni differenziazione

  • carismi personali e comunitari col superamento del clericalismo

B. Chiesa particolare come segno concreto della chiesa universale.

Nessuna Chiesa locale è la chiesa al punto da potersi proporre come unico paradigma per le altre comunità; ogni chiesa particolare è la chiesa in senso sacramentale.

C. Chiesa come diakonìa, come servizio di Cristo per il mondo.

Il tema della chiesa-serva porta al ripensamento della missionarietà della chiesa-sacramento di Cristo per la salvezza del mondo.

D. Chiesa pellegrina verso una pienezza ulteriore.

Lo Spirito Santo è il protagonista di un cammino vario e molteplice, convergente nella carità.

Da queste quattro accentuazioni derivano alcune conseguenze:

  • Tutta l’esistenza cristiana va ricompresa dentro la categoria del servizio con radicamento forte nel battesimo avendo come conseguenza la possibilità di vari ministeri laicali.

  • Ogni chiesa particolare deve poter "fisionomizzare" i suoi ministeri secondo le esigenze della situazione concreta

  • All’interno della comunità il ministero è percepito sotto una angolatura diversa: il punto di partenza è la vita comunitaria e non la persona "costituita in autorità".

3. LA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La CEI il salto decisamente in avanti lo fa nel documento "Il rinnovamento dei ministeri nella chiesa italiana" (15/09/1973). Il salto verso il futuro viene coraggiosamente prospettato sulla linea della varietà sempre più esplicitata: "Avverrà che l’area del libro, dell’altare, della chiesa sarà di fatto più condivisa e più compartecipata dai presbiteri e dai laici contribuendo alla crescita di comunità vive ed educate a leggere i ministeri non come fatti privati o titoli onorifici".

In tale contesto quale posizione assume il prete in una comunità? I Vescovi affermano che "il servizio sacerdotale è un servizio agli altri servizi, dei quali deve pertanto difendere e rispettare l’autonomia esplicando il servizio di unità e di pienezza".

Il passaggio da una chiesa clericale, dove il prete è tutto, ad una chiesa ministeriale dove tutti formano il tutto invita a una nuova psicologia di impegno e di comunione con la propria comunità prima che all’obbedienza ad uno schema precostituito.

Ma oggi, a mio avviso, il vero problema non sta nei ministeri quanto nelle comunità. Potremmo dire: ministeri sì, ma per quale chiesa? Se lo schema di comunità cristiana rimanesse secondo la tradizione dell’ultimo periodo, il discorso sui ministeri non avrebbe senso e i documenti rimarrebbero solo carta scritta e quindi lettera morta.

4. L’ECCLESIOLOGIA DELLA MINISTERIALITA’

La Chiesa che emerge dai vari documenti conciliari e dai pronunciamenti delle varie Conferenze episcopali si configura come:

  • Chiesa tutta ministeriale che sotto l’azione incessante dello Spirito...

  • nasce dalla Parola...

  • si edifica nella celebrazione dell’Eucaristia e, attenta ai segni dei tempi...

  • si protende nell’evangelizzazione del mondo mediante l’annunzio missionario del Vangelo e la testimonianza della carità.

Tutta la Chiesa, seguendo il suo Signore - che non è venuto per essere servito ma per servire - è posta in atteggiamento di servizio. Questo servizio si esplicita attraverso la ministerialità intesa come autentica manifestazione della molteplice iniziativa dello Spirito.

Ogni ministero è per l’edificazione del corpo del Signore e perciò ha riferimento essenziale alla Parola e all’Eucaristia, fulcro di tutta la vita ecclesiale ed espressione suprema della carità di Cristo.

Infine tutta la realtà ministeriale si radica nella dignità sacerdotale, profetica e regale del popolo di Dio. E’ per questo che la riforma conciliare presenta i nuovi ministeri come servizio radicato nel sacerdozio battesimale. 

5. IL MINISTERO DEL LETTORE

Il compito del lettore è quello di proclamare la Parola di Dio nell’assemblea liturgica, un ministero di annuncio, di educazione alla fede e di evangelizzazione a chi misconosce il Vangelo. Questo ministero richiede un impegno: accogliere, conoscere, meditare, testimoniare la Parola di Dio; il ministero deve trasbordare dal rito alla vita. L’accedere a questo ministero suppone un’intensa vita di fede, un comprovato amore e capacità di servizio alla comunità ecclesiale, la decisione di dedicarsi con assiduità a questi compiti, la competenza sufficiente, la decisa volontà di vivere la spiritualità propria di questo ministero che è la spiritualità dell’ascolto.

La figura del Lettore, quando è inserita nel quadro rituale della liturgia della Parola, rivela aspetti sempre nuovi e suggestivi. E’ nel contesto della proclamazione della Parola di Dio che la figura del Lettore si manifesta in tutta la sua fisionomia ministeriale.

Tuttavia la funzione ministeriale del lettore non deve essere limitata alla liturgia. Il lettore deve essere in grado di promuovere anche il suo annuncio e la sua conoscenza attraverso la catechesi e l’evangelizzazione.

Per mettere bene a fuoco la figura del Lettore è necessario tenere presente che la Liturgia è il luogo in cui la Parola si fa evento. L’azione liturgica infatti rappresenta una singolare attualizzazione degli eventi della storia della salvezza.

In questa prospettiva la funzione liturgica del Lettore costituisce un preciso segno sacramentale: rappresenta cioè una particolare e significativa mediazione fra Dio, la rivelazione biblica e l’assemblea che vive nel tempo il suo cammino di fede.

Non si può inoltre dimenticare che la Bibbia è nata nella liturgia o per la liturgia e in essa torna ad essere Parola viva. E’ da qui che emergono alcune istanze precise che definiscono le linee essenziali del ministero liturgico del Lettore. Ad esse si deve prestare grande attenzione. E’ per questo che il Lettore deve preoccuparsi di:

  • animare la celebrazione della Parola di Dio perché possa esplicitare tutte le sue potenzialità salvifiche;

  • rispettare il programma rituale della liturgia della Parola perché la voce di Dio emerga liberamente e interpelli l’assemblea;

  • evidenziare la traiettoria della Parola di Dio con gli accorgimenti di una regia in grado di fare spazio ai ritmi spirituali dell’ascolto, dell’assimilazione e della risposta;

  • esercitare con competenza, con misura e con stile tutte le mediazioni ministeriali che consentono alla Parola di Dio di essere comunicata all’assemblea.

Nel suo servizio liturgico, il Lettore deve saper manifestare a tutti, con il suo atteggiamento e la sua vita, l’importanza della Parola di Dio che già è riuscita a coinvolgere la sua vita. Naturalmente tutti questi obiettivi non sono facilmente raggiungibili. Suppongono l’esistenza di una pastorale liturgica ben articolata, perché il Lettore non è l’unico ministro a operare nel contesto della liturgia della Parola. E’ per questo che la Liturgia della domenica non si improvvisa, ma va proposta e preparata con cura.

Una buona Liturgia della Parola è sempre rivelatrice di una buona comunità cristiana, che si forza di preparare e di vivere meglio che sia possibile l’incontro salvifico con la Parola di Dio. I ministeri crescono autenticamente solo là dove c’è una certa mentalità e un certo stile di chiesa. E’ per questo che i ministeri non devono essere tanto delle gratificazioni ecclesiali da conferire a persone benemerite, ma a quanti già di fatto hanno dato e danno prova di disponibilità al servizio. Il ministro non è un leader che cattura consensi per farsi il suo gruppo. E’ uomo di pace, di comunione e di profondo spirito ecclesiale.

Per esprimere in pienezza questi contenuti il Lettore deve convincersi che il cristianesimo non si riduce ad un insieme di pratiche religiose, ma deve essere un fatto coinvolgente l’esistenza quotidiana trasformata dalla fede vissuta perché alimentata dalla Parola di Dio; diversamente vale anche per noi la tremenda annotazione del Signore fatta agli scribi e ai farisei: " voi annullate la Parola di Dio con le tradizione che avete tramandato. E di cose simili ne fate molte" (Mc. 7,13). Il cristianesimo non ci insegna tanto a vivere un’altra vita, ma a vivere la vita in un altro modo".

Il ricordare questo permette al Lettore di entrare con convinzione nella dinamica del "radunati...e dispersi": saprà cioè vivere la celebrazione lasciandosi illuminare dalla Parola per poter poi aprirsi sulla vita.

Il vivere con fedeltà il ministero del Lettore provoca, infine, a renderci disponibili ai molteplici servizi della Chiesa: la visita ai malati e alle persone sole che hanno tanto bisogno di essere ascoltate e di sentirsi ancora utili a qualche cosa; la cura anche materiale della propria Chiesa, partecipazione alla preparazione spirituale dei bambini, la partecipazione a tutto quanto riguarda il servizio nei confronti del mondo.

E così noi diventiamo la Chiesa-sacramento, cioè "segno di salvezza in mezzo agli uomini. E restiamo la Chiesa continuamente chiamata a fare di noi dei "radunati... e dispersi" nella fede viva.

6. CONCLUSIONE

Nell’opera "La Città di Dio" di S. Agostino una riflessione stupenda che può servire a noi come conclusione di questo itinerario formativo. "Due amori hanno fatto le due città: l’amore di sé, la città terrena che giunge fino al disprezzo di Dio; e l’amore di Dio, la città celeste che giunge fino al disprezzo di sé; la prima è permeata nei suoi responsabili dalla smania del signoreggiare, nella seconda ci si serve a vicenda nell’amore". Le due città dell’egoismo e dell’amore non hanno confini netti e sono sempre in atto nella dinamica della storia umana; coesistono in ogni società e in ogni ambiente; la prima può sempre rinascere e allignare come zizzania nella stessa Chiesa di Cristo, fino a renderla paganeggiante.

Il Lettore con l’annuncio della Parola di Dio, da un lato proclama la possibilità di costruire la città permeata dall’amore di Dio e dall’altro riesce a scalzare la città che poggia sull’amore di sé. E’ questa Parola creatrice, purificatrice e santificatrice che sa rendere nuova la nostra vita e, attraverso il nostro annuncio convinto, la vita del mondo. E se vivere questo ministero con il conseguente stile di vita alcune volte può sembrare difficile, se non addirittura impossibile, non rattristiamoci più di tanto. Lo Spirito infatti sta lavorando dentro la Chiesa. Abbiamo fortemente tutti bisogno di credere alla possibilità di una nuova Pentecoste.

Ci sia dato allora - e questo è il mio augurio - di scoprire l’invito che Dio rivolge a ciascuno di noi, nella convinzione che lui può operare delle meraviglie in noi.

"Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia,
non ve ne accorgete?"
(Is. 43, 18 - 19a).

In effetti, il Cristo nel quale abbiamo riposto la nostra speranza e che noi annunciamo nella sua Parola, questo Cristo da noi annunciato, annuncia noi a sua volta: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap. 21, 5).

Possa veramente la novità della grazia, che noi come Lettori spesso annunciamo, rendere feconda in noi la Parola di Dio perché, nel mentre l’annunciamo, liberi il mondo dalle chiacchiere inutili e lo renda affamato dell’unica Parola che salva.

Don Pierino Boselli

 

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